Con un'audizione di tre ore davanti a Roberto Rustichelli, presidente dell'Antitrust, si è chiusa ieri la fase istruttoria dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sull'offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi. Si stringono così i tempi dell'offerta che potrebbe partire il 29-30 giugno per durare fino a 40 giorni di Borsa aperta, cioè 8 settimane. Un tempo sufficiente perché l'Antitrust arrivi a una decisione in merito alla maggiore operazione bancaria vista negli ultimi 15 anni in Piazza Affari e tra i rari casi di offerta ostile.
Il via libera dell'Agcm sarà infatti una condizione di efficacia dell'Ops, che può partire prima. E cioè dopo aver avuto l'ok al prospetto informativo da parte di Consob, atteso per lunedì (cinque giorni dall'ottenimento delle autorizzazioni delle autorità prudenziali, l'ultima dell'Ivass è arrivata mercoledì 17 giugno). E dopo che, entro altri 5 giorni, il cda di Ubi si esprima sull'offerta. Così si arriva a ridosso di lunedì 29 giugno. Fonti vicine all'Agcm spiegano come non vi sia alcuna normativa che vieti alla banca guidata da Carlo Messina di attendere il responso dell'Antitrust (previsto intorno al 25-26 luglio) prima di procedere con l'Ops. Tuttavia, ribadiscono le fonti, è prassi consolidata che le società lancino le offerte il giorno stesso o al massimo quello successivo al via libera al prospetto, integrato dal «comunicato dell'emittente», cosicché i documenti non invecchino e richiedano integrazioni.
Potendo le offerte durare tra i 15 e i 40 giorni, i tempi dell'Ops dovrebbero coprire comunque il tempo necessario all'Antitrust per esprimersi. In teoria, secondo il dettato normativo (art. 6, 2° comma della legge 287/1990), l'Autorità può autorizzare l'operazione o, qualora sussista il rischio di concentrazione, può vietarla o dare un via libera soggetto a misure necessarie ad impedire tali concorrenze. È peraltro anche vero che, al termine della pubblicazione delle risultanze preliminari dell'istruttoria da parte del Garante, la Ca' de Sass ha intrapreso un percorso volto al superamento delle criticità. E di questo si è parlato ieri con Rustichelli
A sfilare nell'audizione davanti al Garante sono state Intesa, Ubi, Bper (che acquisterà 532 sportelli dell'istituto bergamasco qualora l'Ops vada a buon fine), oltre a Cattolica Assicurazioni (azionista di Ubi con l'1% del capitale consegnato al patto Car e partner commerciale), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (socia di Ubi con il 4,9% del capitale consegnato al patto Car) e Unicredit, l'altro campione tricolore che contesta l'Ops in quanto sbilancerebbe lo scenario di riferimento a discapito della concorrenza.
Le parti, stando a quanto raccolto sul mercato, avrebbero ribadito le proprie posizioni, che vede Ubi contraria, mentre Ca' de Sass avrebbe presentato l'accordo integrativo con Bper pubblicato lunedì e che ridefinisce il perimetro di attività di Ubi da cedersi in caso di successo dell'operazione così da superare le
criticità evidenziate in via preliminare dall'Antitrust. Il dibattito tra le parti coinvolte avrebbe toccato poi il venir meno per Ubi della possibilità di trasformarsi in terzo polo bancario italiano a danno della concorrenza.
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