«Nessuno è patriottico quando si tratta di pagare le tasse», avvertiva George Orwell a metà del secolo scorso ma a determinate condizioni ci possono essere delle eccezioni. Come quelle poste dall'ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina che ieri, presentando agli analisti una trimestrale con quasi due miliardi di utili, ha aperto all'idea che il settore si faccia carico di una imposta sugli extra-profitti, purché il gettito sia usato «per contrastare l'aumento delle disuguaglianze e non per ridurre il debito pubblico».
A fine marzo Intesa ha infatti messo in cascina 1,97 miliardi utile (+87,5%), grazie anche al forte aumento degli interessi netti (+66,3% a 3,25 miliardi) che hanno spinto i ricavi operativi a quota 6 miliardi (+11,9%). Il Cet 1 è al 13,7% deducendo 1,4 miliardi di dividendi maturati nel trimestre. «Il lancio della nuova banca digitale Isybank è previsto entro l'estate», ha detto il Ceo.
Si tratta del «miglior inizio d'anno di sempre» che consente alla banca di alzare le stime con la previsione per il 2023 di un utile netto di 7 miliardi accanto a un significativo aumento dei ricavi trainati dagli interessi netti, attesi a oltre 13 miliardi, e a un forte calo delle rettifiche di valore su crediti. Intesa ha inoltre proseguito il lavoro per ridurre gli npl, per il trentesimo trimestre consecutivo, L'esposizione alla Russia è scesa allo 0,2% del totale crediti. Questi risultati «solidi e positivi ci consentono di aumentare la previsione di utile netto del 2023», ha aggiunto Messina agli analisti mentre la Borsa spingeva al rialzo il titolo: +3,7% a 2,43 euro.
Buone notizie infatti per gli azionisti con una forte distribuzione di valore pari un payout ratio in contanti del 70% dell'utile netto per ciascun anno del piano di impresa. Prevista anche un'eventuale ulteriore distribuzione da valutare esercizio per esercizio. Quest'anno gli azionisti potranno contare su un ammontare pari a 5,8 miliardi considerati il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back e l'acconto dividendo di novembre. Si tratta di «risorse importanti - ha proseguito Messina - non solo per i nostri azionisti ma per l'economia» italiana. E, sebbene banca osserverà «con rispetto ogni decisione» del governo, è per «far fronte alla maggiore emergenza sociale del Paese» che dovrebbe essere usato un eventuale extra-gettito. Ca' de Sass ha evidenziato poi che le imposte dirette e indirette generate nel primo trimestre sono state 1,4 miliardi (circa 300 milioni in più rispetto a un anno prima), a tutto beneficio al bilancio pubblico.
Nei primi tre mesi dell'anno la crescita dei ricavi da interessi ha inoltre reso possibile l'aumento dell'utile netto, di conseguenza i dividendi maturati sono pari a 1,4 miliardi: di questi circa il 40% è destinato alle famiglie italiane e alle Fondazioni azioniste, a partire da Cariplo e Compagnia di San Paolo.
Prosegue infine il supporto all'economia reale con circa 15 miliardi di nuovo credito, di cui 10 in Italia e l'impegno sul fronte del sociale: dopo la donazione di 100 milioni negli anni della pandemia, sono state rafforzate le misure contro la povertà e le disuguaglianze.
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