L’ultima mossa del governo: un’Irpef a trazione tedesca

Il fisco verso il modello tedesco: ecco come potrebbe cambiare l’Irpef. Entro aprile dovrebbe arrivare la legge delega con l’identikit della nuova tassa

L’ultima mossa del governo: un’Irpef a trazione tedesca

Le parole d’ordine sono: meno tasse e progressività. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, studia le mosse per un fisco più leggero e più umano. In cantiere c’è la riforma dell’Irpef. Dovrebbe arrivare entro aprile. Entro quel termine il governo dovrebbe produrre la legge delega con l’identikit della nuova tassa sui redditi delle persone.

Sul tavolo diverse proposte dei partiti: dalla riforma integrale ipotizzata da Italia Viva, al modello a tre aliquote del Movimento 5 Stelle. Ma nel calderone sembra trovare spazio il modello tedesco dalla progressività continua. Sul punto si è già spesa pubblicamente Leu, ma l’idea piace anche al Pd. Su un tema così complesso l’esecutivo deve necessariamente appoggiarsi ai risultati delle analisi tecniche sugli effetti possibili dei diversi interventi. E sul modello tedesco la prima proposta puntuale arriva dal gruppo di lavoro Astrid sulla fiscalità. Lo scrive il Sole 24 Ore.

L’analisi condotta da Ernesto Longobardi, Corrado Pollastri e Alberto Zanardi parte dalla situazione attuale. Tiene conto dell’ultimo intervento sul cuneo fiscale e offre una strada possibile per la nuova Irpef alla tedesca. Con una funzione che, applicata al reddito lordo, calcola direttamente l’imposta, cancellando le detrazioni legate alle varie tipologie di reddito. Ecco gli obiettivi: un’Irpef più semplice. Più facile da leggere per il contribuente che conoscerebbe l’aliquota effettiva applicata a ogni reddito in base alla formula. E specularmente più semplice da gestire per i governi che potrebbero valutare senza troppe incognite l’impatto distributivo di ogni possibile modifica.

Ma ecco come si compone questa Irpef alla tedesca. Il nuovo modello prevederebbe una corrispondenza continua che a ogni livello di reddito associa una percentuale da applicare per ricavare l’imposta. Senza superare l’attuale aliquota marginale massima, il 43%. Cancellando le detrazioni per tipologia di reddito, le curve Irpef sarebbero tre. Differenziate per dipendenti, pensionati e autonomi. Per tener conto delle diverse spese di produzione del reddito (lorde per i dipendenti, determinate in via analitica per gli autonomi e assenti per i pensionati) che oggi sono gestite con le detrazioni.

Astrid propone un aggiustamento congegnato per renderla regolare senza penalizzare contribuenti nel cambio di regime. Permetterebbe di offrire un vantaggio medio da 382 euro a quasi 10 dei 13,7 milioni di italiani con reddito prevalente da lavoro dipendente. E da 284 euro a 9,6 dei 13,2 milioni di pensionati. Costo: 3,7 miliardi per il lavoro dipendente e 2,7 miliardi per i pensionati. Un effetto simile si otterrebbe anche per gli autonomi.

Il nuovo sistema manderebbe in soffitta l’attuale, quello degli scaglioni. Si tratta di una tassa molto più attraente anche sul piano politico.

Perché per quasi il 60% dei lavoratori dipendenti, quelli che dichiarano fino a 23.500 euro, l’aliquota reale sarebbe per esempio inferiore a quel 15% prevista dalla Flat Tax teorizzata dal centrodestra.

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