Lagarde avverte le banche: "I rischi sono in aumento"

Il capo della Bce: "Buchi nei conti con la vendita dei titoli di Stato". E torna il fantasma dei crediti deteriorati

Lagarde avverte le banche: "I rischi sono in aumento"
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«I titoli a reddito fisso detenuti dalle banche dell'Ue potrebbero subire un notevole ridimensionamento, nel caso in cui dovessero essere venduti».

Da Reine de la gaffe a Madame de La Palisse: davanti alla platea accorsa ieri a Francoforte per la settima conferenza annuale del Comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb), Christine Lagarde ha usato toni larvatamente minacciosi per dire una banale ovvietà. Vendere prima della scadenza un bond sovrano il cui rendimento, all'atto dell'acquisto, era commisurato all'appiattimento dei tassi di riferimento e il cui prezzo è crollato in seguito agli inasprimenti decisi proprio dalla Bce di cui Lagarde è presidente, si tradurrebbe infatti in un autentico bagno di sangue a livello di bilancio.

Un atto tanto suicida, quanto immotivato. A maggior ragione se si ragiona in modo elementare sul grano messo in cascina dalle banche a partire dal momento - era il luglio del 2022 - in cui ha preso le mosse la stretta monetaria. È vero: il ciclo rialzista dei tassi sembra ai titoli di coda, e al picco la redditività aggiuntiva garantita dalla postura rigida dell'Eurotower. Lagarde ha ragione quando sostiene che sulla capacità di incamerare utili impatterà l'aumento dei costi di finanziamento, con volumi di prestiti molto più bassi. Ma questo è l'effetto secondario prodotto da una Bce in modalità falco: un restringimento del credito congiunto a un aumento delle sofferenze. «La combinazione duratura di bassa crescita e costi più elevati del servizio del debito - ha spiegato l'ex direttriche dell'Fmi - continuerà a mettere a dura prova le famiglie e le imprese vulnerabili, il che potrebbe comportare un aumento dei crediti deteriorati».

Analisi corretta che però trascura l'effetto primario indotto dall'ascesa del costo del denaro: una lievitazione dei profitti bancari a livello globale che, secondo le stime di McKinsey, garantirà utili per 1.400 miliardi di dollari a fine anno. Da sommare ai 1.300 del 2022.

Le banche, rimaste in piedi nonostante 15 anni di Zirp e Nirp (tassi azzerati o negativi), sembrano quindi avere le spalle sufficientemente robuste per gestire senza troppi affanni - e senza svendere i bond in pancia - il momento in cui la Bce cambierà rotta. A meno che una recessione violentissima non squassi l'intero mondo finanziario. «Finora il sistema finanziario europeo ha evitato lo scenario peggiore di gravi rischi sistemici, ma i responsabili delle politiche devono rimanere proattivi e attenti ai pericoli che potrebbero presentarsi», ha detto la numero uno della Bce.

Un chiaro avvertimento ai governi, poiché le politiche

fiscali impattano proprio sulla stabilità finanziaria. «Come osservò una volta Abraham Lincoln - ha concluso - non lasciate nulla per domani che possa essere fatto oggi». Tipo cominciare a riflettere su un taglio dei tassi?

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