Quegli "spaghetti alla Truman" e la pasta piovuta dal cielo simbolo di ricostruzione

Come la pasta in scatola del Piano Marshall divenne un simbolo di ricostruzione e simpatica ironia da parte della gente di Napoli

Quegli "spaghetti alla Truman" e la pasta piovuta dal cielo simbolo di ricostruzione
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Nel secondo dopoguerra, l’Italia si trovava a fare i conti con gravi difficoltà alimentari, a causa del conflitto bellico che aveva distrutto le infrastrutture e compromesso la capacità agricola del Paese. In questo contesto di povertà e disagio, arrivarono nel Belpaese gli aiuti internazionali, tra cui il famoso Piano Marshall, ideato dal presidente degli Stati Uniti, Harry S. Truman. Tra le tante forniture destinate a sostenere la popolazione c’erano anche i viveri, compresa la pasta in scatola, già cotta e in salsa. Un alimento che, seppur pratico e pensato per aiutare i bisognosi, non fu accolto sempre con festosità dalla popolazione, in particolare a Napoli, abituati a pietanze di ben altra levatura.

La contestazione popolare

Napoli, città con una tradizione gastronomica fortemente radicata, reagì con ironico malcontento a quella che veniva percepito sì come un aiuto essenziale, ma anche come una forzatura. La pasta in scatola, seppur praticissima per la sua conservazione e facilità di preparazione, non riusciva a rispecchiare la qualità e il sapore che i napoletani si aspettavano dal loro piatto simbolo. La risposta della popolazione, quindi, fu un misto di sarcasmo e critica. L'espressione "Spaghetti alla Truman" divenne un modo per denigrare la qualità degli aiuti alimentari statunitensi.

Il malcontento popolare non si limitava alla pasta. I cittadini di Napoli, e di molte altre città italiane, contestavano anche la distribuzione degli aiuti. La gestione della distribuzione, a volte disorganizzata e non sempre equa, alimentava un crescente senso di ingiustizia tra la gente. Nonostante ciò, il Piano Marshall ebbe un impatto brillante, soprattutto dal punto di vista della ricostruzione, specie in quelle località dove i bombardamenti aerei avevano devastato tutto quanto lasciando delle profonde cicatrici.

La "Pasta alla Truman": ironia e resilienza

Oggi, la "Pasta alla Truman" è diventata un simbolo di quella Napoli che, pur tra le difficoltà, non ha mai perso il suo spirito criticamente ironico. Non si tratta di un piatto che troviamo nei menù dei ristoranti, ma di una battuta che racconta un momento simbolico del passato. Aneddoti narrano, inoltre, di come alcuni napoletani, invece di consumare la pasta in scatola, già cotta e piena di salsa poco saporita, preferivano darla agli animali.

Le testimonianze dirette sull'accoglienza della pasta in scatola nel dopoguerra provengono da fonti orali, storie popolari e racconti di persone che hanno vissuto direttamente quel periodo. Storiografi e storici che si sono occupati del Piano Marshall e dei suoi effetti sulla società italiana menzionano spesso l'incompatibilità tra le tradizioni alimentari nostrane e i cibi distribuiti dagli Stati Uniti, pur riconoscendo che questi aiuti furono cruciali per la sopravvivenza di milioni di persone.

Autori di approfondimenti sulla storia del Piano Marshall, sottolineano il contrasto tra l'intenzione degli aiuti (fornire cibo e risorse) e le reazioni popolari nei Paesi che li ricevevano.

Anche nei resoconti di Napoli e del Sud Italia, emerge il fenomeno dello scherno e dell'adattamento ai cibi forniti, non solo alla pasta in scatola, ma anche a prodotti come il latte condensato e la carne in scatola. Tirando le somme, nonostante la qualità non eccelsa, come imporrebbe la tradizione italica, gli aiuti furono importanti e dettero una grossa mano a tutta quella gente che fu messa in ginocchio da una guerra terribile.

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