Quello che l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne lancia dal Salone dell'auto di Ginevra è un netto avvertimento che coinvolge direttamente tutte le forze politiche italiane e che chiama in causa soprattutto Beppe Grillo e la folta schiera di parlamentari che il Movimento 5 Stelle porterà in parlamento nei prossimi giorni. "L’ingovernabilità non porterà al rinvio degli investimenti a meno che non ci sia una decisione drastica come l’uscita dall’euro", ha spiegato l’ad della Fiat replicando indirettamente a chi, nei giorni scorsi, già ipotizzava un referendum sulla moneta unica.
Perché il mercato dell'auto, fortemente penalizzato dalla recessione e dalle scelte sbagliate del governo tecnico, possa riprendersi ha bisogno in primis di un esecutivo stabile e, in secondo luogo, di un piano economico teso a favorire la crescita dell'industria e non a penalizzarla. "L’incertezza politica crea incertezza nei mercati e questo non aiuta chi come noi deve vendere auto", ha spiegato Marchionne facendo notare che, in questo momento storico, il Belpaese non può poggiare su una certezza di governabilità. A preoccupare l'ad del Lingotto è soprattutto il Movimento 5 Stelle: "È importante che l’Italia si ricostruisca. È molto più difficile ricostruire dopo avere sfasciato, creare un Paese in grado di competere". "La gente fuori dall’Italia non capisce cosa stia succedendo nel Paese", ha aggiunto sottolineando che il governo Monti ha saputo ridare credibilità al Paese. Proprio per questo, stando ai dati in mano al colosso torinese, il 2013 sarà più o meno come il 2012: il mercato italiano sempre al traino di quello statunitense.
Tuttavia, riferendosi alla vertenza per il rinnovo del contratto del gruppo, Marchionne si è dimostrato pressoché certo del fatto che il contratto verrà firmato dal momento che "le difficoltà non sono insormontabili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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