Dopo un primo semestre chiuso con rendimenti positivi sia per gli investitori che hanno scelto le azioni (l'indice dei fondi azionari +5,93%) sia per quelli che hanno preferito i Bond e i titoli di Stato (indice dei fondi obbligazionari +3,58%), ecco tornare le tensioni sui mercati. Gli scossoni sono partiti, due settimane fa, dal Portogallo dove la prima banca del Paese, Banco de Espirito Santo, ha evidenziato scricchiolii che hanno fatto tremare tutto il sistema bancario europeo, per poi accentuarsi in questi giorni con l'acuirsi della crisi tra Israele e Palestina e, soprattutto, con l'abbattimento dell'aereo civile malese.
In questo contesto i risparmiatori si chiedono cosa fare per i loro portafogli tenendo oltretutto conto del fatto che dall'1 luglio è entrata in vigore la nuova tassazione sulle rendite finanziarie che ha innalzato dal 20% al 26% l'aliquota sui guadagni sulle azioni e sulle obbligazioni bancarie e societarie, mantenendo al 12,5% quella sulle rendite dei titoli di Stato. Ecco una breve guida per gli investimenti fino a settembre, cioè fino a quando si saprà se le attuali tensioni sui mercati tenderanno ad attenuarsi o meno.
NO ALLE DECISIONI EMOTIVE
Per prima cosa, in questi frangenti, la regola aurea è quella di evitare decisioni legate all'emotività del momento. Innanzitutto occorre verificare, meglio se con un consulente finanziario, se sono ancora valide le motivazioni che ci hanno spinto ad acquistare i titoli e i fondi che abbiamo in portafoglio. Poi, se a conti fatti, risultiamo in attivo (cioè se stiamo guadagnando) si può prendere in considerazione la vendita, soprattutto se si hanno valide alternative dove far confluire i soldi derivanti dal disimpegno.
BTP, BUND E TREASURY
Per i titoli di Stato i rendimenti restano ridotti ai minimi storici: il Bot annuale rende lo 0,36%, il Btp a tre anni lo 0,87% e il Btp a 5 l'1,38%. Sono da mantenere per chi li ha in portafoglio anche in virtù delle favorevoli condizioni fiscali: gli unici titoli che potrebbe valer la pena acquistare sono i Btp Italia; se l'inflazione dovesse aumentare portandosi nei prossimi trimestri verso il 2%, offrirebbero infati un extra rendimento interessante: per esempio il Btp Italia 12.11.2017 potrebbe fruttare il 2,7% annuo contro lo 0,93% del Btp 1.11.2017 (il titolo classico a tasso fisso non collegato all'inflazione). Gli esperti consigliano, poi, una quota (tra il 5% e il 10%) in Bund tedeschi e in Treasury Bills Usa (ovvero in fondi governativi area euro o area dollaro): prodotti che rendono quasi zero ma che assicurano la massima sicurezza durante le fasi più acute delle crisi dei mercati finanziari.
DIVERSIFICAZIONE VALUTARIA
Un altro accorgimento che si dovrebbe prendere per limitare gli impatti di una crisi dei mercati finanziari nelle prossimi settimane, è quella di diversificare il 30% del portafoglio in titoli obbligazionari denominati in valuta estera.
Oltre a Etf e fondi area dollaro Usa, gli specialisti finanziari raccomandano anche prodotti espressi in sterline inglesi, renminbi cinesi, dollari canadesi, corone norvegesi, dollari australiani e corone svedesi. Una scelta che può rivelarsi interessante anche se le tensioni dovessero tendere a diminuire nelle prossime settimane in quanto le decisioni della Bce dovrebbero contribuire a indebolire l'euro.
IL FASCINO DELL'ORO
E poi c'è l'oro. Il metallo giallo ha dimostrato anche in questa settimana che resta sempre tra i beni rifugio per eccellenza durante le crisi dei mercati finanziari. «Già con l'avvio della crisi russo-ucraina di febbraio, si è notato un certo ritorno di interesse verso i lingotti d'oro: trend che ha visto un'accelerazione nelle ultime settimane in concomitanza dell'acuirsi delle tensioni geopolitiche: per esempio, i visitatori del nostri sito sono aumentati di circa il 20% - dichiara Riccardo Andriolo, presidente di Bmpi (Banco Metalli preziosi per investimenti) -: si tratta di investitori interessati all'acquisto, ma anche desiderosi di avere il maggior numero di informazioni sull'investimento in lingotti».
L'instabilità geopolitica unita a prezzi tutto sommato cresciuti poco e, soprattutto, ancora distanti oltre il 20% dai valore del 2013, ha riportato molti investitori sull'oro ma anche di nuovi. Tra questi, figurano persone facoltose alla ricerca di investimenti solidi per diversificare il patrimonio, preoccupati di una possibile patrimoniale.
In tutti i casi, secondo la maggior parte degli esperti internazionali, il prezzo dell'oro dovrebbe oscillare intorno agli attuali prezzi (1.300 dollari l'oncia) anche se non è escluso che possa balzare temporaneamente a quota 1.400 dollari.
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