Quello che si temeva è avvenuto. L'agenzia Moody's ha tagliato il rating dell'Italia da BAA2 a BAA3 ma con outlook stabile. Come spiega l'agenzia di rating in una nota, la decisione è legata a un "cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato rispetto alle attese".
Sotto accusa c'è anche la manovra finanziaria messa in atto dal governo di Giuseppe Conte. Secondo Moody's, nella ricetta prevista dall'esecutivo italiano per rilanciare l'economia manca "una coerente agenda di riforme per la crescita", e questo implica il prosieguo di una "crescita debole nel medio termine". E ancora, riporta Repubblica, il governo non avrebbe messo in atto un "coerente programma di riforme" che può spingere "la mediocre performance della crescita su base sostenuta".
Lo scenario è stato previsto da molti analisti ed era stato anticipato anche da Mark Zandi, capo economista di Moody's Analytics, che aveva fatto capire a La Stampa che il declassamento del Paese era alle porte. "È logico aspettarsi che le preoccupazioni sull'Italia manifestate in questi giorni dai mercati - spiega - si rifletteranno anche nelle prossime valutazioni delle agenzie di rating".
La stessa agenzia puntualizza poi che "il debito pubblico italiano si stabilizzerà in rapporto al Pil intorno all'attuale 130% nei prossimi anni piuttosto che iniziare la fase discendente come era atteso. Inoltre il trend del debito pubblico è soggetto alla debolezza delle prospettive economiche che potrebbe alla fine comportare un ulteriore aumento del debito stesso dal già alto livello attuale.
Secondo quanto descritto da Moody's, questo nuovo rating non dovrebbe subire alterazioni nei prossimi sei mesi.
I motivi del declassamento sono innanzitutto politici in quanto “i piani del governo per le misure fiscali ed economiche non costituiscono un'agenda coerente di riforme che possano aiutare a risolvere i problemi di una crescita deludente".La manovra italiana, questa l’analisi dell’agenzia, "per il 2019 prevede un deficit del 2,4% del prodotto interno lordo (Pil), ben lontano dallo 0,8% promesso dal precedente governo di centro-sinistra".
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