Carlo Cimbri non è uno che dice le cose per caso. Per questo le dichiarazioni sul Monte Paschi che il presidente di Unipol ha pronunciato a margine delle regate della Louis Vuitton Cup a Barcellona sono - per rimanere in tema - messaggi ai naviganti: uno diretto alla banca guidata da Luigi Lovaglio, che è ancora legata a una partnership assicurativa con Axa; l'altro al ministero dell'Economia che potrebbe collocare un'altra tranche della sua partecipazione nella banca senese (ora al 26,7%).
«La quota sic et simpliciter non mi interessa - ha detto il manager - l'unico potenziale interesse è per un accordo commerciale». Per Unipol, quindi, potrebbe esistere solo la partnership industriale, oppure «l'accordo con l'acquisto di una quota per suggellarlo». Va da sé che questa potrebbe essere solo «una piccola quota» e in ogni caso non una partecipazione «che richieda autorizzazioni» (vale a dire inferiore al 10%, ndr).
Quella di Cimbri, quindi, è una candidatura (sebbene «senza interessi di governance») a entrare nel capitale di Mps e le sue dichiarazioni arrivano dopo settimane in cui si è tornati a parlare di un collocamento entro l'anno di un altro 10% da parte del Mef, che quindi scenderebbe al di sotto del 20%: buon viatico per contrattare con l'Europa un ulteriore posticipo dell'uscita totale oltre il 2024. Unipol, quindi, potrebbe rilevare proprio questo 10%, prima però Mps deve liberarsi degli altri impegni: a oggi «la partnership assicurativa non è nelle disponibilità di Mps». Ed è come dire: il Monte si liberi prima le mani e poi se ne può parlare. Lovaglio, dal canto suo, ha dichiarato più volte di essere disposto a utilizzare il capitale in eccesso per riscattare il 50% della joint venture con Axa e quindi porre fine all'accordo prima della scadenza del 2027. Un passo che può creare le condizioni per chiudere la triangolazione. Mps, che ha bisogno di un socio forte con l'uscita del Mef, farebbe entrare con una quota significativa Unipol (che controlla una banca importante come Bper) il che aprirebbe la porta, in futuro e con condizioni di mercato diverse, alla nascita del terzo polo bancario tanto caro anche al governo Meloni. Tutto questo mentre Giuseppe Castagna, ad di Bpm, ha confermato anche ieri di «non essere interessato al risiko bancario».
Nel frattempo, però, il presidente di Unipol sfila la sua banca dalla scalata: Mps «costa cara» e Bper «non è né alla ricerca né nella condizione di fare qualsivoglia operazione straordinaria». Ora «aspettiamo di vedere il piano» del nuovo ad Gianni Franco Papa, «che immagino sarà centrato sulla banca stand alone». Nessuna chance di vedere un'aggragazione con la Popolare di Sondrio, altro istituto in cui Unipol ha una quota del 19,7%: «Oggi per me sarebbe un'operazione sbagliata», ha detto Cimbri, perché «Sondrio è efficiente, guadagna, ha un suo mercato specifico», mentre «Bper è melting pot di banche diverse», quindi unendole si rischia di perdere valore anziché crearlo anche se poi «nulla è per sempre».
Infine, Cimbri si è detto disponibile a fare un nuovo mandato alla guida del gruppo post fusione tra Unipol e Unipolsai, così come vede Matteo Laterza come ad della realtà combinata, specificando però che su questo decideranno gli azionisti in assemblea la prossima primavera.
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