"Non vendo Rcs, anzi compro Ma Cairo fa bene a provarci"

Della Valle si pone come polo aggregante, ma manda segnali di stima all'editore di La7: «È un amico e fa il suo mestiere»

"Non vendo Rcs, anzi compro Ma Cairo fa bene a provarci"

Diego Della Valle è come sempre un po' criptico. E a chi ieri gli ha chiesto che cosa intenda fare con il Corriere della Sera, ha risposto: «Noi siamo compratori, non venditori. Le azioni non le devo vendere, anzi probabilmente le dovrò comperare».

Come noto, la domanda (arrivata nelle pieghe dell'assemblea di Tod's) riguardava l'offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Urbano Cairo su Rcs: Cairo Communication ha messo sul piatto 0,12 delle sue azioni ogni titolo Rcs, ovvero un titolo Cairo Com ogni 8,33 titoli Rcs. Con l'obiettivo di controllare come minimo la maggioranza (condizione di efficacia dell'offerta), ma al massimo anche il 100% del capitale Rcs. Al termine dell'offerta lo stesso Cairo resterà il primo socio di Cairo Com con circa il 40% del capitale, mentre gli attuali soci di Rcs saranno azionisti di minoranza o, in alternativa, potranno restare nella controllata Rcs. Di fronte a tale proposta i soci storici del Corriere - Mediobanca, azionista di Rcs al 6,2%, insieme con Unipol (4,6%) e Pirelli (4,4%) - hanno fatto capire di non essere interessati all'offerta. Mentre di Della Valle, che detiene la maggiore quota di capitale (il 7,3%), non si sapeva nulla. Ecco perché era importante conoscere la sua posizione. E Della Valle, nel momento in cui la domanda è se vende o no, ha spiazzato tutti dicendo di essere «compratore».

Traduzione: Mr Tod's si candida, in alternativa a Cairo, come possibile polo aggregante dei soci Rcs. Ma non lo fa in maniera aggressiva o in contrapposizione diretta. Bensì con tutta la «simpatia» possibile verso un imprenditore, Cairo, che stima, che è già socio del Corriere con il 4,7%, e che, come editore, per Rcs può rappresentare un punto di riferimento, anche gestionale, per il futuro. «Cairo è un amico - dice Della Valle - ha fatto bene a provarci, è il suo mestiere, quindi non la considero una operazione ostile», a differenza di quanto non pensino a Mediobanca e nel cda di Rcs. Nello stesso tempo, però, Della Valle manda a dire all'«amico Cairo» che «a me interessa veder lavorare questo consiglio che è stato eletto da tutti noi, e sottolineo tutti: hanno presentato un buon piano, realizzabile. I primi risultati sono buoni e mi augurerei, per fine anno, di vedere realizzato quello che l'ad ha proposto». Nessun contrasto, però: «Gli altri discorsi li reputo un po' folcloristici: chi fa cosa e chi sta con chi. Cairo fa l'editore di mestiere, si mette in discussione, investe una parte del suo capitale e se ritiene che sia giusto tentare questa operazione ha tutta la mia comprensione ovviamente le operazioni possono essere tentate, poi devono riuscire: mi pare di aver capito che il valore non sia congruo».

Come a dire: si vedrà. Se dovesse andare male, potremo riparlarne insieme. O qualcosa del genere. Di sicuro, la posizione di Della Valle in questa partita è diversa da quella di Mediobanca, più ostile, e potrebbe aprire scenari nuovi.

Non prima, però, dell'esito dell'Ops che Cairo consegnerà a Consob giovedì prossimo.

In proposito l'ad di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha detto ieri che «prezzo e struttura dell'operazione si possono e si debbono migliorare: sta agli offerenti decidere». Si tratta, probabilmente, di alzare il prezzo e proporre la fusione. Ma significa, forse, che anche i grandi soci cominciano a pensare di chiudere l'avventura con Rcs.

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