Lo scontro geopolitico tra Occidente e Cina si arricchisce di un nuovo tassello. Ieri, il governo dei Paesi Bassi, guidato da Mark Rutte (foto), ha deciso che da settembre verranno imposte nuove misure di controllo sulle esportazioni dei dispositivi avanzati per la produzione di chip verso paesi terzi.
A una prima vista, il blocco sembra ricalcare quello imposto da Washington lo scorso autunno quando Biden aveva vietato alle aziende Usa di esportare in Cina i chip più avanzati, necessari per l'intelligenza artificiale più evoluta. Ora l'Olanda si muove in modo analogo: qui, infatti, ha sede Asml, il più grande produttore di macchine litografiche per la produzione di microchip.
Da settembre in poi, quindi, «l'esportazione di alcuni dispositivi avanzati per la fabbricazione di chip sarà soggetta a un requisito di autorizzazione nazionale». La misura comporterà un maggiore controllo sulla vendita di questa tecnologia ad altri paesi, come ad esempio la Cina, dato che sarà necessario richiedere un'autorizzazione all'esportazione. L'ordinanza, in particolare, riguarda una serie di tecnologie molto specifiche per lo sviluppo e la produzione di chip avanzati che, secondo il governo olandese, possono dare un contributo fondamentale ad alcune applicazioni militari avanzate.
«L'esportazione incontrollata di beni e tecnologie pone potenzialmente rischi per la sicurezza nazionale», ha avvertito l'esecutivo, sottolineando che i Paesi Bassi hanno un'ulteriore responsabilità in questo senso, vista la loro leadership nel settore.
«È bene per le aziende che saranno interessate sapere cosa aspettarsi. Questo darà loro il tempo di adattarsi alle nuove regole», ha dichiarato il ministro del Commercio estero e della Cooperazione allo sviluppo, Liesje Schreinemacher.
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