Il ministro Pier Carlo Padoan lo dice senza alcuna esitazione: "Penso che sia il momento di dire che bisogna cambiare la direzione dell'agenda della politica economica in Europa e non solo perché suona bene". Intervenuto alla celebrazione del centenario della nascita di Guido Carli, all'università Luiss di Roma, il responsabile dell'Economia incalza il Vecchio continente, invitandolo a cambiare strada. Prima che sia troppo tardi. "E' una conseguenza logica - spiega Padoan - da quando la crisi globale è diventata crisi europea, scoppiata con la crisi greca". Padoan è dell'avviso che questo "può essere l’inizio di un nuovo sentiero di crescita sostenibile". E va oltre: "Mi piacerebbe pensare che si possa verificare un break strutturale nei prossimi mesi". Nel ricordare l'economista Carli il ministro sottolinea che "insistette molto che il Patto di stabilità si doveva chiamare Patto di stabilità e crescita". Non si può guardare solo ai conti in ordine. Senza la crescita l'economia muore.
Poi però riconosce che "non possiamo permetterci di buttare al vento gli sforzi enormi di consolidamento fiscale che sono stati fatti". Ma mette in guardia chi vuole darci lezioni guardandoci dall'alto in basso: "Il problema dell’aggiustamento strutturale è un problema che tutti i paesi hanno, compresa la Germania".
Riferendosi al proprio lavoro Padoan ammette: "Un ministro delle Finanze e dell’Economia non può non essere responsabile della crescita". E se dunque la crescita non c'è, la colpa è (anche), giocoforza, anche del ministro.
Non sarò solo "il ministro del no ma anche
del no". Con questa battuta Padoan si è rivolto direttamente al suo predecessore, Fabrizio Saccomanni, presente in platea, che poco prima aveva ricordato di essersi lui stesso definito "il ministro del n".
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