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Panetta frena la Bce sul rialzo dei tassi

"Rischio recessione". L'euro recupera, ma gli analisti sono pessimisti

Panetta frena la Bce sul rialzo dei tassi

Prima una picchiata fino a 0,9901 dollari, ai livelli del dicembre 2002, poi la risalita ieri dell'euro sopra la parità rispetto al biglietto Usa. Sussulti di giornata a parte, pare che la discesa agli inferi (valutari) della moneta unica non sia finita. Qualche analista scommette che nei prossimi mesi la valuta potrebbe infilare un tunnel discendente, fino a piombare a 0,75-0,80 contro il greenback. In pratica, altra inflazione importata in un momento in cui il carovita, complice l'impazzimento dei prezzi energetici, sta mettendo a durissima prova famiglie e imprese.

Più che di previsioni azzardate, trattasi di mettere insieme i tasselli del complicato puzzle di Eurolandia. Qualche esperto è scettico sui margini di manovra della Bce in materia di tassi, che già dopo settembre potrebbe trovarsi nelle condizioni di fare scelte comunque dolorose.

Il deterioramento della congiuntura e le spinte inflative costituiscono infatti per la banca guidata da Christine Lagarde un enigma difficile da sciogliere. I falchi, che hanno l'occhio solo sull'andamento dei prezzi, intendono continuare a stringere le maglie monetarie, anche con durezza e a scapito di quel poco che rimane della crescita. Fabio Panetta, membro italiano del board Bce assieme al governatore di Bankitalia Ignazio Visco, è attestato su un'altra sponda. Dice: «Ulteriori aggiustamenti di politica monetaria (cioè altri rialzi dei tassi, ndr) sono possibili, ma l'andamento attuale dell'economia ci deve indurre a utilizzare una delle virtù più importanti di una banca centrale, che è la prudenza». E questa cautela dovrebbe essere indotta dal fatto che «le probabilità di una recessione in Europa stanno aumentando».

Non a caso, Goldman Sachs mette in conto una recessione tecnica di Eurolandia già nei prossimi trimestri, evento certo non favorevole all'euro. Gli ultimi indicatori segnalano tempesta in arrivo. Come la stima flash Pmi di S&P Global, secondo cui in agosto l'attività delle imprese nell'eurozona è scesa per il secondo mese consecutivo, con nuovi ordini in calo. In Germania, l'istituto di statistica Ifo ha avvertito che l'inflazione, attesa dalla Bundesbak al 10% in inverno, sta prosciugando i risparmi dei tedeschi. Sta insomma per essere polverizzato il tesoretto di 70 miliardi messo da parte fra aprile 2020 e marzo 2021. Berlino ha due talloni d'Achille: soffre più di tutti la dipendenza dal metano russo e ha nella Cina, in rallentamento, uno dei principali sbocchi per le proprie esportazioni.

Quanto alle Borse, ieri hanno preso respiro (+0,97% Milano) grazie alla frenata

del gas a 260 euro. In salita invece il greggio, con il Wti a 91,62 dollari al barile (+1,4%) e il Brent a 97,67 dollari (+1,2%), a causa dei possibili tagli produttivi da parte dell'Opec+ minacciati dall'Arabia Saudita.

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