Si continua a parlare con insistenza di cancellazione della riforma Fornero, con l’obiettivo di rendere maggiormente flessibile l’accesso alla pensione. Quel che molti non sanno, come confermato in un’intervista a Money.it dalla stessa Elsa Fornero, è che la riforma approvata nel lontano 2011 prevede una flessibilità in uscita, ma solo quando sarà terminato il periodo di transizione tra sistema retributivo e contributivo.
Quando tutte le pensioni saranno calcolate interamente con il sistema contributivo, intorno ai primi anni del 2030 secondo le stime, allora sì che si potrà andare prima in pensione, anche a 63 anni. Bisognerà però fare attenzione all’importo: la pensione calcolata con il contributivo, infatti, tiene conto dei soli contributi versati, con il rischio che anticipando l’uscita dal lavoro ci si ritrovi con un assegno molto basso. Per questo la flessibilità sarà comunque condizionata dall’importo della pensione, così da evitare che ci siano pensionati poveri e che lo Stato sia costretto a intervenire per
sostenerli.
Ancora per dieci anni, almeno secondo quanto dichiarato dalla Fornero, una contro-riforma delle pensioni non ci potrà essere. Quel che il Governo potrà fare è sostenere i lavoratori fragili, anche con il riscatto gratuito della laurea se necessario.
Quel che non va fatto è pensare a misure rivolte a tutti, anche a coloro che possono permettersi di andare in pensione più tardi o comunque di farsi carico della spesa dovuta al riscatto o al versamento volontario dei contributi. In tal caso si tratterebbe di “uno spreco di risorse” che lo Stato non può permettersi.
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