L'Ape esteso dopo Quota 100: cosa accadrà alle pensioni

La trattativa con i sindacati entrerà nel vivo con la legge di Bilancio

L'Ape esteso dopo Quota 100: cosa accadrà alle pensioni

È in calendario oggi la relazione annuale dell’Inps nel corso della quale potrebbero essere forniti elementi nuovi per ciò che riguarda lo scenario del dopo Quota 100. In realtà, la trattativa con i sindacati entrerà nel vivo solamente con la legge di Bilancio, nella quale dovranno essere concretamente specificate le regole in vigore dal gennaio del prossimo anno. Se non ci saranno correttivi concreti si ritornerebbe automaticamente alla legge Fornero, ad eccezione delle modifiche apportate nel 2017 relative al cosiddetto Ape sociale, una sorta di pensione provvisoria per alcune categorie più deboli, in attesa del diritto al trattamento definitivo.

In linea di principio il governo ha intenzione di continuare a limitare la possibilità di uscita anticipata per chi si trova in situazione di difficoltà, con un potenziamento dell’Ape sociale e la revisione della disciplina per i cosiddetti lavori usuranti. L'Ape agevolato è un sussidio economico introdotto dall'articolo 1, comma 179 della legge 232/2016 (legge di bilancio 2017) che accompagna al raggiungimento della pensione di vecchiaia nel regime pubblico obbligatorio, a partire dal primo maggio 2017, alcune categorie di lavoratori meritevoli di una particolare tutela da parte del legislatore a condizione di avere raggiunto il 63esimo anno di età unitamente ad almeno 30 o 36 anni di contributi.

Regolato dal Dpcm 88/2017 e dalla Circolare Inps 100/2017 si rivolge agli iscritti presso l'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, ai fondi ad essa esclusivi o sostitutivi, le gestioni speciali dei lavoratori autonomi e la gestione separata dell'Inps. Dunque riguarda tanto i lavoratori dipendenti (sia del settore pubblico sia privato), gli autonomi e i parasubordinati con la sola esclusione dei liberi professionisti iscritti presso le relative casse professionali. Per ciò che concerne i lavori usuranti, invece, ossia chi svolge mansioni particolarmente pesanti come quelle in miniera oppure ad alte temperature, o ancora con orario notturno continuato, o ancora addetti alla linea catena e conducenti di veicoli per il trasporto collettivo, è possibile andare in pensione anticipatamente.

La soluzione proposta dai sindacati, come riporta Il Messaggero, sarebbe troppo onerosa per il bilancio pubblico. Bocciata la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente all'età.

L’uscita con almeno 64 anni di età, un requisito contributivo pari a 36 (o anche 38 anni) e la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo potrebbe fare breccia nel governo, poiché a lungo termine garantirebbe risparmi a causa del minor importo degli assegni contributivi.

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