Pensioni, Quota 102 può resistere per tutto il 2023

Il nuovo governo avrà poco tempo per attuare i correttivi alla legge Fornero, è quindi probabile che nel 2023 resterà in auge Quota 102. Ecco cosa sappiamo

Pensioni, Quota 102 può resistere per tutto il 2023

Ci vorranno diversi giorni prima che il nuovo esecutivo possa mettersi al lavoro e i dossier caldi sono tanti. A cominciare dalla legge di Bilancio, il cui testo dovrebbe essere pronto entro il 15 ottobre e approvato entro il 31 dicembre. Il tempo di introdurre le modifiche alla legge Fornero scarseggerà e, molto probabilmente, anche nel 2023 verrà mantenuta Quota 102, che prevede il pensionamento a 64 anni di età e 38 anni di contributi e che sarebbe dovuta tramontare proprio alla fine del 2022.

Nel medesimo tempo resteranno in vigore norme e regole che permetteranno l’accesso alla pensione al riparto dalla legge Fornero che sarebbe dovuta entrare in vigore il primo gennaio 2023.

Il decreto e l’anzianità

Tra i principi sui quali si erge la legge Fornero c’è quello dell’aumento della speranza di vita e che, ridotto ai minimi termini, giustifica l’innalzamento dell’età pensionabile poiché i cittadini vivono più a lungo. Tuttavia, in virtù del decreto del 27 ottobre 2021 del ministero dell’Economia e delle Finanze, sarà possibile entrare in pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi al sistema pensionistico obbligatorio, la cosiddettà "Quota 87". Un decreto che non fa riferimento alle aspettative di vita. Il Corriere della Sera parla anche della possibilità di uscita dal mondo del lavoro con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne) che resterà in vigore fino al 2026.

Estensione che si applica anche ai “lavoratori precoci”, ossia quelli che al compimento del 19esimo anno di età avevano alle spalle almeno 12 mesi di contribuzione effettiva e che, fino alla fine del 2026, potranno accedere alla pensione dopo avere accumulato 41 anni di contributi a prescindere dall’età.

L’isopensione e l’espansione

L’isopensione, chiamata anche “assegno di esodo” e prevista dalla legge Fornero, è uno strumento che permette ai lavoratori di anticipare l’entrata in pensione di 7 anni (e questo per tutto il 2023) facendo ricadere i costi sulle aziende. Le aziende che scelgono i contratti di espansione, ovvero quelli secondo i quali viene assunto un giovane per un numero variabile di lavoratori entrati in pensione, possono assumersi i costi e permettere ai lavoratori di accedere alla pensione con cinque anni di anticipo.

Opzione donna, Ape sociale lavori gravosi

Dovrebbe rimanere in auge per tutto il 2023. Pensata per le lavoratrici con accesso alla pensione con il calcolo contributivo dopo 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi.

Anche l’Ape social dovrebbe essere prorogata per tutto il 2023, con beneficio quindi per i disoccupati, lavoratori con un’invalidità almeno del 74% e le persone che si prendono cura da almeno sei mesi di portatori di handicap e individui non autosufficienti. In questi casi fa stato “Quota 93”, ovvero 63 anni di età e 30 di contributi.

Allo stesso modo, durante il 2023, dovrebbe rimanere valida la pensione per chi svolge lavori gravosi e ha raggiunto i 63 anni di età anagrafica e i 36 anni di contributi.

Le preoccupazioni della Cisl

Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra,

come riporta Il Sole 24 ore, auspica che il prossimo governo lavori a una riforma delle pensioni che possa entrare in vigore entro il 31 dicembre 2022 permettendo l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi.

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