Pesenti: «Non torno in Rcs» Ops di Cairo per fine maggio

L'imprenditore smentisce l'interesse per una cordata guidata da Mediobanca. L'ok Consob al prospetto atteso tra il 15 e il 25

Marcello Zacché

«Siamo usciti e assolutamente no» non torniamo a investire in Rcs. Lo ha detto ieri Carlo Pesenti a chi gli chiedeva della disponibilità a partecipare a una cordata per rilevare il controllo della società editrice del Corriere della Sera. Un'ipotesi circolata in questi giorni, che avrebbe la regia d Mediobanca, e che è stata smentita anche da Andrea Bonomi, altro possibile candidato per la cordata.

Naturalmente si tratterrebbe della contro mossa rispetto all'offerta annunciata da Urbano Cairo per la maggioranza di Rcs: 0,12 azioni Cairo Communication per un titolo Rcs. Un'offerta che ieri, in Borsa, è stata superata dai valori di mercato: il titolo Rcs ha chiuso in rialzo del 4,8% a 0,59, mentre Cairo Com ha chiuso in calo dello 0,8% a 4,82. Il che, secondo i termini dell'offerta e al netto della cedola da 20 cent di Cairo Com, corrisponde a una valorizzazione di Rcs di 0,55 euro.

Il mercato, quindi, pur in presenza delle smentite di contro-Opa, mostra di credere in qualcosa di più. Ovvero alle due condizioni che in tanti hanno posto a Cairo per rendere la sua offerta più accettabile: un rialzo del prezzo e la previsione della fusione di Rcs in Cairo Com. Due ipotesi di fronte alle quali potrebbero cedere sia Pirelli (4,4% del capitale), sia Unipol (4,6%) e forse anche Mediobanca (6,2%). Mentre Della Valle (7,3%) potrebbe decidere di restare socio di peso nel nuovo gruppo.

Per saperne di più bisognerà aspettare il via libera all'Ops di Cairo, all'esame della Consob dal 28 aprile. Ieri il presidente della Commissione Giuseppe Vegas ha detto che la risposta arriverà «al più presto possibile». I tempi previsti dalle norme sono 15 giorni, dopo i quali Consob può chiedere integrazioni e prendersi altri 15 giorni. Le stime di esperti di mercato sono per una pratica non complessa e quindi per un pronunciamento a metà maggio con un eventuale rapido supplemento di informazioni. Per cui si scommette sul via all'offerta nella terza o al massimo quarta settimana di maggio. Prima di allora non sono previsti (né possibili) roadshow con gli investitori. Sono però già iniziate, da parte di Cairo Com le prime indagini per la mappatura degli investitori istituzionali, che saranno decisivi per il raggiungimento o meno della soglia del 51 per cento.

Tra questi si potranno annidare un po' di nuove azioni in circolazione: da domani gli azionisti Fca si troveranno in portafoglio anche titoli Rcs. A tutti coloro che oggi (in Piazza Affari) e domani (a Wall Street) risultano soci di Fiat Chrysler verranno distribuite 0,067746 azioni Rcs per ogni titolo Fca. In pratica è come ricevere una sorta di «extra dividendo», in azioni Rcs, che ai valori di chiusura della Borsa di ieri (0,59) vale 0,04 euro.

L'operazione è il frutto del disimpegno del gruppo dalla società editrice del Corriere della Sera: il 16,73% di titoli Rcs in pancia alla Fiat finisce sul mercato attraverso questa quasi inedita operazione. Si tratta di un valore nell'ordine dei 51,5 milioni, che rappresenta un passaggio storico: l'uscita degli Agnelli dal Corriere. Infatti, alla holding Exor, che detiene il 30% di Fca, finirà il 5% di Rcs, anch'esso però destinato al mercato. Verrà ceduto, come già deliberato, a piccole dosi, in modo da evitare scostamenti dannosi per l'andamento del titolo Rcs.

Sull'operazione l'ad di Fca Sergio Marchionne ha parlato ieri di «pulizia strategica», aggiungendo che «il settore non è materia nostra.

Tecnicamente non ha niente a che fare con l'auto. Sono passati i momenti in cui era importante averlo». Mentre sui presunti contrasti con il leader degli Agnelli e presidente Fca, John Elkann, Marchionne li ha definiti, nel suo stile, «cavolate».

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