Mike Manley, dopo aver invitato il presidente Usa, Donald Trump, del quale è stato ospite a cena, a utilizzare una Jeep quando scende dal suo Air Force One, ha poco tempo per godersi qualche giorno di relax. Subentrato con lago anticipo sui tempi a Sergio Marchionne, deceduto il 25 luglio scorso, alla guida di Fca, il manager inglese è chiamato a sciogliere velocemente non pochi nodi. Tra questi, la guida della regione Emea dopo l'addio di Alfredo Altavilla (quattro i nomi in lizza: Pietro Gorlier, membro anche del Gec, Gianluca Italia, Daniele Chiari e Davide Mele, mentre avrebbe perso quota quello di Antonio Filosa) e il destino di due marchi gloriosi del gruppo, Fiat e Lancia.
E mentre per Fiat, chiuso il capitolo Punto, il futuro sarà soprattutto europeo con Panda, la famiglia 500 e per qualche tempo anche la «turca» Tipo e la gamma 124 Spider, prodotta con Mazda, di Lancia si sa solo che il marchio sarà ancora «monoprodotto» e rappresentato dall'immortale Ypsilon. Fino a quando, non si sa. Eppure, un'opzione che avrebbe potuto rilanciare il brand fondato a Torino 112 anni fa da Vincenzo Lancia, era spuntata proprio alla fine del 2017. L'idea era quella di seguire il percorso che ha portato al successo l'americana Tesla: trasformare Lancia in un marchio di auto sportive con motore elettrico, partendo dalla riedizione di Fulvia, la stessa che Flavio Manzoni, ora capo dello stile di Ferrari, aveva disegnato nel 2004. A proporre a Fca un articolato progetto che vedeva in quella Fulvia, da realizzare anche nella versione spider, il primo di una serie di modelli 100% elettrici, uno dei maggiori esperti di e-mobility: Gianfranco Pizzuto, 57 anni, da marzo «ambasciatore dell'auto elettrica» di Jaguar Land Rover Italia, e primo investitore nel 2007 di Fisker Automotive, azienda produttrice di vetture sportive ibride, ribattezzata Karma da quando è stata acquisita da un gruppo cinese.
Nel dicembre 2017, Pizzuto ha presentato a Fca un progetto chiavi in mano che, a suo parere, avrebbe fatto di Lancia, nel rispetto del suo heritage, la Tesla italiana. In pratica, attraverso la società New Company, costituita dallo stesso imprenditore e sostenuta da fondi d'investimento tedeschi e olandesi, sarebbe partita la produzione in una piccola serie della nuova Fulvia. «Per iniziare era pronto un capitale di 50 milioni - spiega Pizzuto al Giornale -: avremmo preso la licenza di utilizzo del marchio, visto che il brand Lancia è stato ritirato in tutto il mondo, e versato una fee a Fca su tot macchine realizzate; il Lingotto avrebbe anche usufruito dei crediti sulle emissioni. Per Fulvia coupé e spider erano pronte anche le linee delle vecchie officine Maggiora, a Ivrea. Saremmo partiti con 2.000/2.500 unità l'anno, uno store brandizzato a Milano, mentre per la struttura del veicolo si sarebbe fatto ricorso alla tecnologia space frame in alluminio, tecnica appresa dagli Usa, e a materiali tutti ecocompatibili. La batteria di 60 kW avrebbe assicurato tra i 350 e 400 chilometri di autonomia. Il prezzo? Meno di 50.000 euro».
Da Torino, però, la risposta è stata picche, anche quando nel 2013 lo stesso Pizzuto offrì Fisker a una Fca ancora tutta concentrata sul metano. Il piano Lancia, denominato «Revamping a Brand» («Rinnovare un marchio»), prevedeva il prodotto Fulvia elettrica, nelle declinazioni coupé e spider, con avvio nel 2020. Un dubbio assale però Pizzuto, quello che il dossier non sia mai approdato sul tavolo di Marchionne.
«Eravamo pronti a condividere anche la tecnologia delle batterie con Fca, ma la risposta è stata che il modello di business proposto presenta rischi troppo elevati, oltre a non essere in linea con le scelte per Lancia. Ritengo che un marchio così prestigioso non possa finire nell'oblio e meriti un'ulteriore occasione, con prodotti innovativi, di forte appeal e a trazione elettrica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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