Alla cacciatora o alle mandorle, nelle tortillas o fritto stile finger food: il pollo è il vero cibo globale, che supera tutti i confini, nazionali, culturali e perfino religiosi, visto che non infrange nessun tabu alimentare. E batte anche la crisi: oggi un kg di carne «bianca» costa in media 4,2 euro mentre nel 2002 ne costava 4,8, secondo la ricerca commissionata da Unaitalia (Unione Nazionale delle filiere agroalimentari delle carni e delle uova) all'Istituto Nomisma. In nome della salute e della convenienza, i consumi di pollo e tacchino sono in crescita a tutte le latitudini: 13,3 kg pro capite, contro i 12,2 kg del maiale, i 6,6 kg della carne bovina e gli 1,7 kg di quella ovina. E numeri alla mano, si stima che da qui a 10 anni i consumi di carne avicola nel mondo aumenteranno del 19%, molto al di sopra dei «concorrenti», per toccare i 14,5 kg pro capite nel 2022. Un affare anche per il nostro Paese, dove la filiera avicola è un settore in controtendenza per valore e occupazione stabile: in 10 anni il monte retribuzioni dei dipendenti è cresciuto del 58%, la produzione del 16% e i consumi dell'8,5%.
«L'Italia vanta una filiera integrata di imprese che non ha eguali altrove e deve impegnarsi con forza per far percepire il valore del made in Italy in questo comparto come ha fatto per altri settori - ha commentato il presidente di Unaitalia Aldo Muraro - Servono investimenti e sostegno all'export anche da parte delle istituzioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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