Quei dubbi su Morgan Stanley che controlla l'agenzia S&P: così specularono sull'Italia

I pm: "Nel 2011 il downgrade fu una speculazione". Eppure l'Italia scelse di pagare 2,5 miliardi alla Morgan Stanley. La maxi multa venne liquidata da Monti col decreto Salva Italia

Quei dubbi su Morgan Stanley che controlla l'agenzia S&P: così specularono sull'Italia

Qualcosa, anzi molto, non torna nei fatti che si susseguirino in quei mesi che portarono Mario Monti a Palazzo Chigi. Si è parlato a lungo del golpe bianco che obbligò l'allora premier Silvio Berlusconi a fare un passo indietro. Adesso la procura di Trani aggiunge un tassello molto importante all'inchiesta legando gli strani rapporti tra la Morgan Stanley e Standard & Poor's. Nel 2011 il governo italiano fu costretto a pagare alla banca statunitense 2,5 miliardi di euro dopo il downgrade subito da Standard & Poor’s. Come spiega il Corriere della Sera, la multa è regolamente prevista, in caso di declassamento, da una clausola di un contratto di finanziamento. Peccato che Morgan Stanley risulti tra gli azionisti di Mc Graw Hill, gigante dell’informazione che controlla proprio Standard Poor’s.

Giovedì prossimo, a Trani, riaprirà il processo contro le agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch che nel 2011 contribuirono a spingere l'Italia a un passo dal default. Le due agenzie di rating sono, infatti, accusate di aver manipolato il mercato generando il panico e alimentando speculazioni ai danni del Belpaese. Nel mirino i report dell'8 e dell'11 luglio 2011 che, declassando il sistema Italia, causarono un ribasso senza precedenti a Piazza Affari e portarono lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi ai massimi di sempre. Proprio in seguito al downgrade Morgan Stanley, che possiede parte di Standard & Poor's, ha deciso di far valere la clausola che obbligava l'Italia declassat a sborsare 2,5 miliardi di euro. Il capo della direzione debito pubblico del ministero dell'Economia, Maria Cannata, ha spiegato ai pm che il dicastero non provò a rinegoziare la clausola per evitare che il mercato non gli si rivoltasse contro. Dal momento che non c'erano nemmeno iu etmpi tecnici per consultare l'Avvocatura dello Stato, il ministero si limitò a chiedere che non tutta la somma dovuta venisse liquidata subito.

Sul banco dei testimoni è finito anche l'ex premier Mario Monti che, secondo un retroscena mai smentito, definì il declassamento "un attacco all’Europa". Davanti ai pm, però, il Professore ha ridimensionato il giudizio: "Non ero in grado allora, e non sono in grado oggi, di dire se è giudizio corretto o no. E anche se lo avessi detto allora sarebbe stato un giudizio viziato da parzialità". "Il rating è materia opinabile - ha aggiunto davanti ai pm - scelsi di non criticare S&P perché anche se portava a una conseguenza negativa per l’Italia, quella tripla B, le motivazioni dell’analisi mi davano molto conforto.

Perchè sottolineavano come fattore positivo, il caso italiano e la politica che, al governo da due mesi, avevamo messo in atto". Peccato che, come fanno notare i pm, a Morgan Stanley vennero liquidati nel decreto Salva Italia.

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