Si surriscalda il dossier Rcs. A mercati chiusi, come avviene sempre in casi urgenti, la società ha convocato un cda straordinario per giovedì prossimo. Un consiglio, che si preannuncia molto teso, chiamato a fare il punto sui tavoli aperti, sulle cessioni degli asset no core e sui conti. Dall'azienda si butta acqua sul fuoco: si tratterebbe di una riunione di routine, prevista ma non messa ancora in agenda fino a ieri. In realtà la convocazione arriva proprio ora, subito dopo le indiscrezioni (pubblicate martedí scorso dal Giornale ) su una manovra in corso tra grandi soci - protagonisti Giovanni Bazoli, presidente di Intesa e Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit - per portare il primo azionista del Corriere, la Fiat rappresentata dal suo presidente John Elkann, a un confronto con gli altri azionisti e con le banche sulla gestione, la direzione del quotidiano e il capitale.
Per questo è verosimile che l'ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, scelto e sostenuto da Elkann, abbia voluto accelerare i tempi con il board, per mettere i consiglieri di fronte all'aggiornamento del suo operato, con questo accenno alle cessioni che potrebbe riguardare la vendita dei libri alla Mondadori. Una contromossa che rende più difficile la già complessa manovra di soci e banche. In questi giorni, tra l'altro, hanno già smentito ogni interesse per Rcs alcuni possibili nuovi soci quali Gavio, Bonomi e De Agostini.
Non è un caso che, sempre ieri, Bazoli, abbia minimizzato il suo ruolo: «Per il fatto di aver ascoltato alcuni componenti della compagine azionaria sono stato indicato come collettore di proteste, ma io ho solo ascoltato».
Confermando, però, implicitamente che qualcosa si muove. Bazoli sostiene il direttore Ferruccio De Bortoli, in uscita per volere di Elkann. E che, invece, potrebbe clamorosamente restare al suo posto. Anche se tra le ultime ipotesi circola quella della resurrezione de Il Mondo , che potrebbe ssere affidato proprio a De Bortoli. La testata non resterebbe però in ambito Rcs ma sarebbe rilevata da un gruppo di investitori per farne un newsmagazine di politica ed economia di taglio internazionale. Jovane si gioca quindi le prossime carte sul tavolo di un delicatissimo cda e sul bilancio del gruppo. Dove, a furia di tagli al personale e cessioni di alcune testate, il miliardo di perdita degli ultimi tre anni si dovrebbe essere ridotto, nei conti del 2014, a una settantina di milioni circa. Ma la situazione non soddisfa e, soprattutto, non convince tutti. «Fiat ha un quinto del capitale, significa che quattro quinti non sono suoi»- spiega una fonte vicina a uno dei soci. Che ipotizza altresì la «non» necessità di un nuovo socio dato che, per i «vecchi» azionisti dovrebbe essere lo stesso Elkann che, se vuol comandare, deve mettere mano al portafoglio e rilevare parte del debito della società che è intorno ai 500 milioni di euro. Certo è che, prima dell'assemblea, una soluzione condivisa sulle liste del cda è auspicabile per evitare uno scontro che produrrebbe esiti imprevedibili.
Per la presentazione delle liste c'è tempo fino al 29 marzo e, se non sarà trovata una soluzione congiunta, i colpi di scena non mancheranno. La compagine è comunque variegata.
Tra i soci figurano infatti anche Mediobanca (6,25%), il fondo Invesco (5,03%), UnipolSai (4,6%), Pirelli (4,43%), Intesa Sanpaolo (4,18%), Cairo (3,6%) e la famiglia Rotelli (3,37%) che nell'avventura Rcs hanno perso circa 200 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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