Con la crisi di governo si allungano i tempi per la realizzazione della rete unica. Così mentre in Inghilterra British Telecom prevede per la sua Open Reach oltre 5 mila nuove assunzioni per accelerare il processo di cablatura del paese, in Italia i giochi restano fermi. Alla base, come riportato dal Messaggero, ci sarebbe la scadenza dei 30 giorni di diritto di prelazione di Cdp sul 50% di Open Fiber che Enel ha deciso di vendere al fondo australiano Macquaire per 2,6 miliardi di euro. La lettera di preavviso sarebbe partita il 23 dicembre e dunque i termini sarebbero in scadenza. Cdp, che detiene il 50% di Open Fiber, punterebbe ad acquisire tra il 10 e il 5% della quota da Enel. La mossa consentirebbe alla Cassa di acquisire il controllo di Open Fiber (con oltre il 50%) portando poi a termine l'operazione di fusione della stessa con la rete in fibra di Tim costituendo così la società per la rete unica, denominata AccesCo a cui dovrebbe prendere parte anche Fastweb. Una fase delicata perchè questa trattativa dovrà essere portata avanti coinvolgendo anche Macquaire. In seguito potrebbe avvenire anche la fusione con la rete secondaria di Tim, FiberCop. Questa rete fa capo al 52% a Tim al 37,5% al fondo Kkr e al 4,5% a Fastweb arriva fino alle case ed era la vecchia rete in rame sostituita dalla fibra e, dove non possibile anche da tecnologie alternative per la banda ultralarga, che consentono cioè una velocità di navigazione su Internet superiore ai 30 Mb, come ad esempio l'Fwa. Da notare che, secondo Agcom, queste connessioni sono passate in 4 anni 4 anni da meno del 12,7% al 64.4% del totale delle linee fisse.
Cdp dovrebbe dunque decidere cosa fare entro il 23 gennaio ma non potrebbe farlo non avendo ricevuto da Enel tutte le informazioni circa i criteri di valutazione applicati da Macquaire per Open Fiber che dovrebbero essere applicati anche dalla Cassa. Se così fosse, l'acquisto del 10% di Open Fiber dovrebbe costare 265 milioni. Ma le incertezze del governo hanno rallentato il processo e quindi la scadenza effettiva sarebbe slittata a febbraio. E ci dovrebbe essere la convocazione da parte del ministero del Tesoro dei vertici di Cdp per esaminare il dossier.
Nel frattempo, è previsto un consiglio d'amministrazione di Cdp il 28 gennaio.
La roadmap indicata dalla lettera di intenti firmata da Tim e Cdp prevedeva entro fine anno il completamento del processo di valorizzazione degli asset relativi alla futura rete unica, che l'ex-monopolista sta portando avanti con Italtel, ed entro il prossimo marzo la firma della fusione. Una tempistica che difficilmente potrà essere rispettata. Tim dovrebbe detenere il 50,1% della società ma attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cdp sarà garantita l'indipendenza della società.
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