Il rialzo dei tassi deciso dalla Bce ha iniziato a produrre effetti sul mercato dei mutui. I tassi sui nuovi prestiti ipotecari, certifica la Banca d'Italia, sono saliti a ottobre al 3,23% (comprensivi di spese accessorie) con un balzo rispetto al 2,65% di settembre. Si tratta del ritorno al livello del 2014, prima dell'avvio della politica di tassi zero di Francoforte.
A pagare di più, oltre a chi sta chiedendo un finanziamento, saranno le famiglie che possiedono un prestito a tasso variabile che però rappresentano solo il 40% del totale, molti dei quali con meccanismi di cap. Come evidenziato di recente dall'Abi, negli ultimi anni l'80% dei mutui accesi era a tasso fisso. La proroga e il rafforzamento delle agevolazioni per i finanziamenti prima casa destinati ai giovani under 36 rivestono, così, un ruolo decisivo. Per il resto della platea il Codacons stima un aggravio di costi fino a 1.800 euro l'anno a famiglia. L'aumento dell'inflazione, inoltre, pone molti nuclei famigliari (e aziende) in condizioni di tensione finanziaria. Nei prossimi mesi l'atteso incremento delle sofferenze fornirà un quadro più chiaro della situazione. Anche il credito al consumo, spiega l'osservatorio PrestitiOnline, sta iniziando a risentire della crescita dei tassi con un 11% medio nel terzo trimestre e aumenti più significativi a fine anno. E proprio i finanziamenti per ristrutturare casa sono in aumento ma con un importo e durata medi in calo (13.700 euro e 5,7 anni).
Per le banche l'aumento dei tassi è certamente un beneficio dal punto di vista dei margini anche se ha dei riflessi negativi sul fronte patrimoniale. La stretta monetaria della Bce non si limita comunque ai tassi ma anche al rientro della liquidità immessa in grandi quantità nel mercato in questi anni che si accompagna a un rallentamento dell'economia europea. I dati di ottobre per l'Italia segnalano come i prestiti bancari stiano rallentando la loro crescita al 3,4% sui dodici mesi (4% nel mese precedente) e i prestiti alle famiglie sono aumentati del 4% sui dodici mesi (4,2% nel mese precedente).
Un altro segnale da verificare è il leggero decremento dei depositi del settore privato che sono calati dello 0,1% annuo a 2.026 miliardi di euro. Il valore di ottobre è il più basso dal 2021 e rappresenta uno stop rispetto all'andamento degli ultimi anni.
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