La compagnia energetica di Stato della Russia, Gazprom, ha comunicato all'Eni una la riduzione dei flussi odierno di gas verso l'Italia per oggi del 15 per cento. La mossa giunge un giorno dopo che Gazprom ha deciso unilaterlamente di ridurre del 40% il flusso gasiero verso il mercato tedesco che coinvolge Nord Stream, gasdotto che passando sotto il mar Baltico collega direttamente Russia e Germania, da Vyborg a Greifswald.
Non ci sono motivazioni con cui Gazprom ha giustificato questa mossa, e anche il Cane a sei zampe è stato colto in contropiede. "Eni", scrive il Gestore dei mercati energetici (Gme) in una nota, "ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all'approvvigionamento gas verso l'Italia" ma nessuna motivazione ufficiale. "Eni sta costantemente monitorando la situazione", ha aggiunto un portavoce del gruppo a Radiocor sottolineando come il calo delle forniture sia per ora di portata "limitata".
L'oro blu sui mercati europei, per effetto delle turbolenze degli ultimi giorni, sta riprendendo quota. Gli effetti della guerra fra Russia e Ucraina e delle sanzioni contro Mosca mantengono da tempo in piena tensione il prezzo del gas naturale. Dopo il taglio del 40% del flusso nel Mar Baltico (Nord Stream) e l'incendio che secondo i gestori paralizzerà per tre settimane l'impianto di gas naturale liquefatto americano di Freeport (Texas) la mossa su Eni è il terzo evento di fila che diminuisce di fatto la disponibilità di gas dell'Europa, e questo spiega il terzo rialzo consecutivo del prezzo al mercato di Amsterdam. Alle 12.30 l'oro blu sfiorava quota 100 euro al Megawattora, con un prezzo di 99,65 €/MWh. Passando attraverso i gasdotti Yamal e Transgas, peraltro, il gas russo diretto in Italia attraversa l'Ucraina travolta dalla guerra. Lunedì il Gazprom ha fornito all'Europa 41,9 milioni di metri cubi, oggi si preannuncia un calo distribuito proprio su questa rotta alternativa a quella colpita ieri, di Nord Stream.
Parliamo del quinto caso di riduzione delle esportazioni russe: prima di Germania e Italia, infatti, Mosca aveva tagliato il gas aPolonia e Bulgaria e, dopo l'inizio dell'avvicinamento alla Nato, alla Finlandia. I "falchi" anti-russi del Mar Baltico, Estonia, Lettonia e Lituania, hanno invece optato per la disconnessione dei rispettivi sistemi da Mosca. In un certo senso Eni è presa in contropiede perché fino ad ora aveva ottemperato a ogni richiesta di Gazprom, compresa la volontà di aprire i doppi conti presso la sua banca in Russia per aprire, seppur in forma indiretta, ai pagamenti energetici in rubli. Bisognerà capire se lo stop è un avvertimento o se il calo delle forniture dalla Russia diverrà strutturale. In questo secondo caso, l'Italia dovrà accelerare la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e si aprirebbe una dura faglia nelle relazioni energetiche tra i due Paesi. Rapporti che anche nella tempesta d'Ucraina il Cane a sei zampe ha voluto, pazientemente, preservare.
Ricevendo in cambio un taglio inferiore a quello tedesco ma che segnala, comunque, un profondo distacco sul futuro dell'oro blu europeo. Ennesimo pomo della discordia in una partita tra Russia e Occidente in cui l'Italia è in mezzo.
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