Il problema dell’Italia è riassunto in alcune regolette di economia internazionale che pochi conoscono. E forse le conosco poco anch’io ma con la chiarezza di chi ha capito poco ma quello che ha capito lo padroneggia bene mi accingo in questa difficile opera di rendere appetibile un discorsetto molto teorico ma dagli effetti pratici devastanti per tutti noi.
Una unione monetaria si dice ottimale quando le economie che la compongono hanno uguali caratteristiche, ovvero uguale produttività del lavoro, pari efficienza dell’amministrazione pubblica, pari debiti pubblici e pari deficit giusto per citare alcuni parametri.
Se quell’unione monetaria è composta da economie diverse o queste economie convergono nel corso del tempo (i tedeschi diventano un po’ italiani e gli italiani diventano un po’ tedeschi) allora non si creano frizioni (chiamiamole così) ma se rimangono ognuna uguale a sé stessa nel lungo periodo si creano dei problemi.
L’unione monetaria è come dire che il cambio è fisso tra i diversi paesi partecipanti (anche se qualche economista potrebbe avere da ridire sul fatto che una unione monetaria non è un cambio fisso noi che andiamo di zappa e badile ragioniamo così e facciamo finta di niente).
Nel corso del tempo il cambio fisso che ci siamo figurati si posiziona a metà strada da quello che sarebbe stato tra una economia debole che deve svalutare per rimanere competitiva (l’Italia) e azzerare il saldo delle partite correnti e una economia forte che dovrebbe rivalutare per mantenere il saldo delle partite correnti sempre a zero. Quindi diciamo che potrebbe succedere che questo nostro cambio simbolico è a mezza strada ovvero troppo forte per l’Italia (che viene punita nelle sue esportazioni) ma troppo debole per la Germania (che viene avvantaggiata e accumula perciò avanzi delle partite correnti).
Da qualche parte ho letto che la Germania ha accumulato negli anni un avanzo delle partite correnti di 2.3 bilioni di euro (2300 miliardi) appunto vendendo le sue berline agli italiani e ai greci ad un tasso di cambio figurativo “competitivo” rispetto a quello che sarebbe dovuto essere per tenere a freno il suo avanzo commerciale.
Un brivido corre lungo la schiena di quei lettori che sono ferrati in economia internazionale ma io non me ne curo, impugno la zappa e proseguo incurante dei sicuri sfondoni qui illustrati.
Questo attivo delle partite correnti crea delle disparità che gli economisti chiamano “regionali” ovvero ci sono paesi che sono sempre più male in arnese e paesi che se la cavano sempre meglio.
Gli aggiustamenti sono 4 di cui uno (quello del cambio) lo abbiamo visto poco sopra (ma è impraticabile perché il nostro cambio è fisso).
Gli altri 3 sono:
Modificare la politica monetaria nel paese in crisi per adattarla alla situazione locale (ma non si può perché la politica monetaria è comune e deve servire gli interessi di tutti i paesi).
I salari del paese in crisi crollano per l’elevata disoccupazione (“I deboli saranno destinati a soffrire” di Yanis Varoufakis che citiamo continuamente su queste pagine)
Oppure come quarta soluzione quello che i paesi in avanzo delle partite di conto corrente trasferiscano il surplus ai paesi in deficit cronico
Questo aspetto è il più oscuro di questo lungo e complesso articolo. Vediamo di spiegarlo di nuovo con la zappa ed il badile sperando che non ci sia qualcuno che ha fatto il dottorato in economia internazionale che mi legga: se il tasso di cambio “comune” dell’unione monetaria è più debole di quello che dovrebbe essere (così facilitando i paesi virtuosi e punendo quelli birichini) i paesi virtuosi grazie a questa unione accumulano degli avanzi delle partite correnti ovvero incamerano profitti dal loro commercio estero. I paesi deboli invece cedono ricchezza a quelli forti proprio a seguito di una unione monetaria che non riesce a riequilibrarsi da sola grazie alle 4 azioni che abbiamo visto sopra.
Se qualcuno mi chiedesse perché non si opera sulla politica del lavoro potrei rispondere che magari un governo cleptomane è completamente in balia delle clientele e quindi non può toccare il costo del lavoro o incidere sui diritti dei dipendenti pubblici e privati.
Come capirete questo non è il caso dell’Italia.
Altri potrebbero osservare insieme all’ormai citatissimo Yanis Varoufakis che non è giusto che siano i deboli dei paesi governati da cleptomani a soffrire e che forse sarebbe bene soffrissero gli industriali dei paesi competitivi che vendono ad un tasso di cambio debole i loro prodotti.
Ma su questo come nella religione ognuno ha le sue opinioni e noi che massimo arriviamo alla zappa ci fermiamo subito.
Ecco quindi spiegato perché diversi economisti sulla cresta dell’onda oggi come Yanis Varoufakis o Alberto Bagnai o politici come Claudio Borghi predicano da tempo questa storia dei 2.3 trilioni di miliardi di avanzo commerciale che la Germania si è messa in tasca nel bene o nel male e che si tiene stretti facendo orecchie da mercante sui Recovery Bonds che arriveranno se arriveranno quando non serviranno più e le nostre aziende saranno già schienate dalla burocrazia italiana e dalla recessione.
Quello che noi abbiamo purtroppo constatato è che il lettore senza dottorato in economia internazinoale spesso è avveduto relativamente ai 3 punti di cui abbiamo parlato prima (mancanza in una unione monetaria della leva valutaria e monetaria e inevitabilità del fatto che sia la politica del lavoro l’unica alternativa ovvero “saranno i più deboli a soffrire”) mentre non tiene in considerazione delle distorsioni indotte appunto dagli avanzi commerciali per il paese più virtuoso perché l’avanzo commerciale di un paese è il disavanzo commerciale degli altri e se vogliamo che non ci siano tensioni tra paesi teoricamente la situazione ideale sarebbe appunto quella di azzerare avanzi e disavanzi commerciali con un tasso di cambio che vada a bene a tutti.
Cosa che per l’appunto se le economie facenti parte di una unione monetaria divergono è impossibile.
Morale ? O si risolve il problema degli avanzi commerciali o alla fine alla lunga o i cambi scoppiano o si creano tensioni sociali tale per le crisi economiche che inevitabilmente prendono piede le conseguenze politiche sono devastanti.
Diciamo che la storia è ricca di esempi, ma che noi volutamente ignoriamo su queste colonne perché
veniamo dalla gleba della zappa e del badile.E se queste tensioni non si risolvono la camicia di forza dell’unione monetaria prima o poi esplode!
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