L'uscita anticipata dalla pensione mai come in questo 2021 potrebbe essere una scelta decisiva. Come abbiamo ricordato più volte qui su ilGiornale.it, a dicembre andrà in scadenza Quota 100. Dopo l'uscita di scena della riforma previdenziale voluta dal governo gialloverde, il governo dovrà studiare un nuovo piano previdenziale che possa prevedere l'ipotesi di un'uscita anticipata dal lavoro. Tra le ipotesi emerse finora due sono quelle più accreditate: la prima è stata ribattezzata Quota 92 con un'uscita a 62 anni con 30 anni di contributi per i lavori usuranti. L'altra invece è quota 102 che prevede un'uscita dal lavoro a 64 anni con 38 anni di contributi versati. Al momento siamo nel campo delle ipotesi. Va sottolineato però il nuovo piano previdenziale annunciato dal ministro Brunetta che prevede per i soli dipendenti pubblici uno scivolo di 5 anni.
Ultima chiamata per Quota 100
Restando però nella concretezza dell'attualità, in tanti si chiedono cosa accadrà a fine anno. L'esecutivo di certo stanzierà risorse per uno "scalone" post-Quota 100 ma di fatto c'è chi deve decidere entro pochi mesi se sfruttare a pieno l'ultima possibilità d'uscita anticipata o attendere il raggiungimento dei parametri previsti dalla legge Fornero. Così è giusto fare qualche calcolo per capire quale possa essere la strada più conveniente. Partiamo da una premessa fondamentale: l'uscita con Quota 100 non implica un decurtamento dell'assegno. Il taglio avviene in base agli anni di anticipo. Il calcolo infatti viene fatto grazie ai coefficienti di trasformazione che vanno a "costruire" l'importo previdenziale in base agli anni contributivi.
Quanto si perde
Poniamo il caso di un lavoratore che non ha intenzione di attendere i paletti della Fornero o l'età massima contributiva prevista con di 42 anni e 10 mesi. Con una busta paga di circa 30mila euro l'anno, come ricorda Proiezioni di Borsa, ogni anno in più di permanenza al lavoro fa lievitare il monte pensione di circa 500 euro su base annuale. Per essere più chiari di circa 40-50 euro al mese. Di fatto lasciando il lavoro utilizzando i parametri di Quota 100, il ritiro anticipato ad esempio a fine 2021 comporterebbe un ammanco sull'assegno di circa 40 euro su base mensile. Per avere un quadro più chiaro della riduzione dell'assegno con Quota 100 basta prendere in considerazione questi dati: secondo i calcoli dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, scegliere Quota 100 può significare perdere dal 5,6%, nel caso in cui l'uscita dal lavoro si anticipi di un anno, fino al 34,7% in caso di uscita 6 anni prima. Dunque per chi si trova ormai al limite della pensione e vede già la porta d'uscita ad un passo, scegliere il ritiro con Quota 100 potrebbe essere una scelta vincente con uno spostamento minimo su base mensile dell'importo previdenziale. Lasciare invece con circa sei anni di anticipo provocherebbe una sostanziale riduzione del rateo. Ve però considerato che chi va via prima percepisce per più anni la pensione rispetto a chi lascia con le regole della Fornero.
Per questo motivo in termini reali la perdita sul rateo previdenziale è tra lo 0,22% per chi è andato in pensione un anno prima e l’8,65% per chi è uscito dal lavoro 6 anni prima. Non resta che fare bene i calcoli per comprendere la migliore via d'uscita dal mondo del lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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