Sparisce emendamento Pd-Leu: stop (per ora) alla patrimoniale

Viene ritirata la proposta avanzata da Fratoianni ed Orfini, ma sono in tanti a spingere verso quella direzione, troppi per poter sperare che l'idea sia stata accantonata in via definitiva

Sparisce emendamento Pd-Leu: stop (per ora) alla patrimoniale

Troppa attenzione mediatica probabilmente, la gente era oramai a conoscenza della possibilità di una patrimoniale, ed ecco che magicamente l'emendamento a firma Fratoianni e Orfini che aveva scatenato la preoccupazione degli italiani sparisce.

Pd e Leu accantonano, almeno per il momento, il sogno di attingere dai risparmi dei connazionali con patrimoni superiori ai 500mila euro. Patrimoni, come ovvio, da calcolare complessivamente tra beni mobili ed immobili. Come ricordato dal Tempo, per quanto riguarda i primi, si tratta in tutto di circa 4366 miliardi di euro: a tanto ammonterebbero i risparmi delle imprese italiane e delle famiglie. Una buona parte del totale (ovvero oltre 1700 miliardi di euro) sarebbe quella detenuta all'interno del sistema bancario nazionale. Oltre alla liquidità va considerato, come anticipato, anche il patrimonio non strettamente finanziario, rappresentato in larga parte dagli immobili di proprietà: si stima una cifra attorno ai 6295 miliardi di euro. Sommando, pertanto, le due voci, la fonte a cui il governo giallorosso avrebbe voluto attingere col suo emendamento consta di 10669 miliardi di euro.

Nonostante le ben note difficoltà economiche degli italiani, acuite non solo dall'emergenza sanitaria ma soprattutto dalle ripetute limitazioni e chiusure imposte dal governo presieduto da Giuseppi, con il loro emendamento Pd e Leu erano comunque pronte a prendere in considerazione l'idea di colpire i risparmiatori. Un'idea che aveva trovato anche l'approvazione del cosiddetto "professore". Senza giri di parole, infatti, Romano Prodi aveva così dichiarato:"Qualche strumento che preveda il fatto che in un momento di sacrificio chi ha di più contribuisca in favore dei più deboli, deve essere pensato". Tuttavia, lo strumento del balzello, non si sarebbe potuto prendere in considerazione solamente a causa dell'opposizione dell'opinione pubblica: "La patrimoniale è vista come il demonio perché è stata descritta come l'espropriazione. Io credo che non si possa applicare adesso perché c'è questa opinione pubblica".

Non solo di patrimoniale si era parlato, comunque. Tra coloro che avevano ideato dei nuovi modi per accedere ai conti dei connazionali Paolo Gentiloni con la sua proposta di reintrodurre l'Imu anche per la prima casa, nata dietro la spinta di Bruxelles, ed il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano che pensava invece di rispolverare la tassa sulle successioni. Fino ad arrivare poi al leader dei CinqueStelle Beppe Grillo ed alla sua intenzione di colpire i grandi patrimoni. Una proposta, quella della patrimoniale, benedetta anche dal giornalista Massimo Fini, che aveva parlato addirittura dell'unico strumento in grado di scongiurare l'ipotesi di rivolte. "In Italia assistiamo a una progressiva scomparsa del ceto medio: alcuni entrano a far parte dell'empireo dei ricchi, ma molti di più scendono nella caienna della semipovertà o della povertà tou court i cui livelli si sono ulteriormente ab bassati...", scriveva infatti Fini, come riportato da Il Tempo. "Ecco perché la proposta di Beppe Grillo di una "patrimoniale" non ha solo un senso equitativo, ma anche l'obiettivo, molto poco rivoluzionario, di evitare disordini sociali che in Italia, ma prima ancora in Francia, hanno fatto capolino con Covid".

Troppi i richiami al balzello reso

celebre da Giuliano Amato, che con il suo prelievo forzoso nel corso di una notte (9-10 luglio 1992) mise le mani su 11500 miliardi di vecchie lire, per poter pensare che si tratti di un pericolo scampato definitivamente.

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