«Dopo il 7 ottobre si è dimostrato come la negazione di Israele di esistere è una nuova forma di antisemitismo che si è drammaticamente riaccesa nella nostra società». A dirlo è Celeste Vichi (foto) presidente dell'Unione Associazioni Italia-Israele, che sabato durante la manifestazione ProPal di Milano è stata accusata dai Carc di essere un «agente sionista». In realtà, Vichi presiede semplicemente un raggruppamento di varie associazioni che si occupa di dare un'informazione corretta su Israele ed è fortemente attiva nella lotta all'antisionismo e all'antisemitismo. «Per me far parte di quella lista di proscrizione è stato motivo di orgoglio perché si è riconosciuto il mio impegno contro coloro che negano a Israele il diritto di esistere», dice.
Vichi, insieme alla sua associazione, si batte da tanti anni perché venga approvata una legge di contrasto all'antisemitismo. «Abbiamo agito prima a livello locale e, ora, stiamo lavorando perché venga approvata una legge nazionale che recepisca la nuova definizione di antisemitismo elaborata dall'International Holocaust Remembrance Alliance», spiega Vichi, fermamente convinta che oggi il nuovo antisemitismo sia rappresentato dall'antisionismo. A tal proposito, il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, lo scorso 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, ha presentato una proposta di legge che si prefigge proprio questo obiettivo. «Penso sia importante stigmatizzare la banalizzazione o il negazionismo della Shoa anche perché non siamo di fronte a un qualcosa di folkloristico, ma di pericoloso», avverte Vichi. Il pensiero va chiaramente al prossimo 7 ottobre, anniversario dell'attacco di Hamas e del conseguente inizio della guerra. I ProPal, infatti, intendono violare il divieto di manifestare imposto dal Viminale. «Auspichiamo che queste manifestazioni vengano quantomeno contenute e controllate perché la situazione di odio è gravissima», dice Vichi. La preoccupazione nasce dal fatto che i gruppi di estrema sinistra sono più organizzati e più capaci di aizzare le piazze e di spargere odio nascondendosi dietro l'anonimato e «usando sottolinea Vichi - un linguaggio di matrice terrorista che ricorda gli anni Settanta e un metodo di procedere nazista e fascista». In piazza, infatti, è facile vedere le bandiere rosse con la falce e il martello proprio perché «la sinistra e l'estrema sinistra non fa altro che abbracciare queste forme abbiette di antisemitismo e non riconosce il rischio che arriva dall'islamismo».
Tra i manifestanti, infatti, secondo il presidente dell'Unione Associazione Italia-Israele, vi sono anche palestinesi e persone con la kefiah al collo che ignorano il fatto che Hamas uccida gli omosessuali, vieti la parità delle donne e non ammetta il libero pensiero. «Un modello che molti vorrebbero imporre anche in Occidente», conclude Vichi.
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