Una delle misure a cui l'esecutivo metterà mano con urgenza riguarda il Superbonus 110%. Uno dei temi principali riguarda il rifinanziamento della misura che ha già superato abbondantemente il fondo disponibile: i lavori già "impegnati" valgono 56,3 miliardi di euro contro la spesa iniziale inferiore di ben 23 miliardi secondo i dati sviscerati dall'Enea.
Cosa sta per cambiare
Dai primi rumors, il Superbonus potrebbe vedere una minore detrazione fiscale distinguendo tra le varie tipologie degli immobili e in base al reddito di chi vuole eseguire i lavori anche se è improbabile possa essere una mossa vincente per i numerosi ricorsi di chi sarebbe penalizzato. Molto importante il tema delle aliquote: come abbiamo visto sul Giornale.it, dal 110% si passerebbe all'80% per poi scendere ulteriormente e progressivamente al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025 quando poi si estinguerebbe definitivamente. Nel frattempo, l'Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), ha chiesto la proroga del Superbonus per far fronte a tutti i cantieri bloccati per la cessione del credito.
Le tre regole per i lavori già iniziati
Chi avrà un cantiere già operativo ma bloccato per i problemi di cui abbiamo parlato dovrà essere salvaguardato facendo in modo che si possa mantenere il bonus per intero se è già stata presentata la Comunicazione di inizio lavori (Cilas). Il Corriere, poi, spiega che una seconda norma che potrebbe essere introdotta riguarda la salvaguardia di chi ha già spesso somme di denaro e la terza è che lo stato di avanzamento dei lavori (Sal) sia almeno del 30%.
Cosa succede con le cessioni
Altra tematica rigurda la cessione del credito che dovrebbero essere resi più semplici e snelli ma l'opportuna verifica della documentazione che prova il diritto al Superbonus del contribuente così da evitare nuovi furbetti come accaduto in passato. Questa misura si applicherà soprattutto per i lavori più costosi: le operazioni dovranno sempre essere tracciate. In passato le banche hanno rischiato grosso per le agevolazioni erogate a chi non ne avesse il diritto.
L'inflazione ha causato anche il minor valore del credito fiscale che, da 110 euro, è passato inizialmente a 100-105 euro ma adesso è sceso fino a 94-95 euro: un altro problema di non poco conto è la limitata capacità degli di assorbire i nuovi crediti degli Istituti bancari. Insomma, i temi sul piatto sono tanti e complessi ma nelle prossime settimane le idee saranno senz'altro più chiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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