Torna lo scudo sull'Ilva. Urso: "Ora il gruppo rispetti gli obiettivi"

Approvato l'emendamento che sterilizza l'infrazione Ue. Sito non più sequestrabile

Torna lo scudo sull'Ilva. Urso: "Ora il gruppo rispetti gli obiettivi"
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Il governo reintroduce una sorta di scudo penale a Taranto e diverse novità sulla proprietà e la produttività del sito mettendo all'angolo Acciaierie d'Italia: «Ora basta giustificazioni, si rispettino gli obiettivi», ha detto ieri il ministro per il made in Italy Adolfo Urso. L'emendamento, presentato dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, e approvato ieri con il decreto Salva Infrazioni, agevola di fatto la chiusura della procedura di infrazione pendente dal 2013.

Quindi, in soldoni, sterilizza una possibile confisca definitiva degli impianti in caso di conferma fino al terzo grado della sentenza Ambiente Svenduto, il maxi-processo in corso sulla gestione Riva. In sostanza, gli impianti continueranno a produrre anche in caso di sequestro definitivo. Non solo. Una seconda novità prevede che gli impianti della fabbrica possano essere venduti nonostante siano sottoposti a sequestro: un passaggio che appare come un'anticipazione del prossimo step nella vertenza per permettere ai commissari straordinari di vendere la fabbrica ad Acciaierie d'Italia, la joint venture composta dalla multinazionale dell'acciaio Arcelor Mittal (60%) e dallo Stato attraverso Invitalia (40%).

L'emendamento firmato dal ministro Fitto prevede poi una sorta di immunità penale per i gestori della fabbrica e tutti gli attori impegnati nell'opera di decarbonizzazione dello stabilimento. Nonchè un limite alla facoltà concessa al sindaco di Taranto di emettere ordinanze che dispongano il fermo degli impianti a tutela della salute dei cittadini.

«Abbiamo rimosso alcune delle giustificazioni che veniva data da Acciaierie d'Italia come ostacolo che impediva di raggiungere gli obiettivi sui livelli produttivi, sul completamento del processo dell'Aia per la riconversione ambientale e sul revamping dell'altoforno Afo 5 senza il quale la siderurgia italiana non è in grado di rispondere alle esigenze del Paese», ha commentato Urso.

Decisioni molto nette che hanno sollevato le polemiche dell'opposizione. «La destra di Meloni e Fitto non vuole la decarbonizzazione a Taranto», dice Francesco Boccia capogruppo dei senatori Pd.

«Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri replica il governo - saranno definiti i criteri per attuare progetti di decarbonizzazione, con indicazione dei termini massimi di realizzazione. Inoltre, ulteriori progetti di decarbonizzazione potranno essere presentati dal gestore con oneri a proprio carico esclusivo».

Secondo quanto si legge nella nota, «la nuova disciplina prevede che tutti gli obblighi previsti in capo al primo acquirente dello stabilimento dovranno essere rispettati anche dai successivi acquirenti, fino a quando non venga accertata la cessazione dei rischi connessi alla produzione: in questa maniera, l'emendamento assicura che la gestione

dell'attività avvenga nel rispetto della normativa ambientale».

Un aspetto che potrebbe interessare Arvedi, il colosso siderurgico da tempo alla finestra sul dossier e che il governo starebbe cercando di coinvolgere per il rilancio.

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