Donald Trump non allenta la presa sui dazi. L'obiettivo principale resta la Cina, con altre tariffe punitive per 200 miliardi di dollari che la Casa Bianca dovrebbe aver annunciato nella notte italiana. Secondo le indiscrezioni, le nuove misure sono intorno al 10% e non del 25% come inizialmente previsto. Le intenzioni del leader statunitense apparivano del resto già chiare nel tweet di ieri mattina con ha sottolineato come le forme di protezionismo abbiano «messo gli Usa in una posizione molto forte per trattare con miliardi di dollari e posti di lavoro che arrivano nel nostro Paese. Eppure gli aumenti dei prezzi fino ad ora sono stati quasi impercettibili. Se le nazioni non sigleranno accordi giusti con noi, verranno colpite da tariffe doganali».
Il timore, al contrario, è che il nuovo round di tariffe doganali finisca per impattare inevitabilmente sul consumatore americano. Tra i prodotti colpiti ci sono prodotti tecnologici e di elettronica, mobili, luci, gomme, biciclette, seggiolini, materiali plastici e sostanze chimiche. Preoccupazioni condivise dalla Corporate America, in particolare da colossi come Apple, i cui iPhone vengono assemblati in Cina. Non a caso il gruppo guidato da Tim Cook aveva spinto affinchè Washington non introducesse i dazi da 200 miliardi; perchè alla fine alcuni suoi prodotti finirebbero per costare di più al consumatore finale in Usa. Trump aveva risposto consigliando al gruppo di Cupertino di trasferire in Usa la produzione, anche se stando ad alcune indiscrezioni gli Apple Watch saranno risparmiati dai dazi. In ogni caso, il calo dei titoli del gruppo di Cupertino e quelli di Amazon (nella foto, il fondatore Jeff Bezos) hanno portato il Nasdaq a sfondare ieri la soglia psicologica degli 8mila punti. Il mercato teme infatti contromosse della Cina, che potrebbe imporre restrizioni sulla vendita di attrezzature e materiali di vario tipo ad aziende Usa.
Pechino non è disposta a porgere l'altra guancia se gli Usa vareranno ulteriori tariffe punitive: «Prenderemo contromisure per garantire fermamente i nostri legittimi diritti e interessi», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang. Il Dragone deve tra l'altro far fronte ai ribassi che stanno falcidiando la Borsa proprio per i timori legati ai nuovi dazi. A Shanghai l'indice Composite è sceso a 2.651,79 punti, il livello più basso dal 2014.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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