Autostrade dice no all'ingresso di Cdp nel capitale. E il governo è sempre più all'angolo nella trattativa con Atlantia sulla controllata Autostrade. A un giorno dall'ultimatum lanciato (idealmente a sabato) per chiudere la partita che prevederebbe il passaggio di Aspi a Cdp, pena la revoca della concessione, resta la distanza tra le parti, ha commentato ieri il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Una condizione che non conviene di fatto a nessuno e che potrebbe costringere il governo a un atto di forza che, economicamente, si potrebbe rivelare un boomerang.
A sparigliare nuovamente le carte della parita, pochi minuti prima che il ministro cominciasse la sua audizione alla Camera sul delicato dossier, una nuova lettera è arrivata sul tavolo del governo. Nella missiva di ieri, Aspi (ma non i vertici della holding guidata da Carlo Bertazzo che non hanno cofirmato la lettera) hanno confermato ai ministeri competenti la propria "disponibilità, anche immediata, a sottoscrivere - con la sola eliminazione della condizione di efficacia relativa al perfezionamento della cessione del controllo di Autostrade per l'Italia a Cassa Depositi e Prestiti, in quanto estranea al rapporto concedente-concessionario - l'atto transattivo, anche nella versione inviata dagli stessi Dicasteri lo scorso 23 settembre, senza alcuna modifica o affinamento".
Un punto dirimente perché, per chiudere la procedura di revoca della concessione, sterilizzandola, è necessario il preliminare passaggio di Autostrade sotto il controllo di Cassa Depositi. Così dicono gli accordi di luglio. Un dettaglio che Atlantia aveva considerato possibile in prima battuta ritenendolo, poi, in contrasto con la normativa sul diritto d'impresa tanto da aver interrogato, nel merito, la Commissione Ue. Questo perché il cda, e in particolare gli azionisti, hanno bocciato l'idea considerandola contraria a una logica di mercato. Ecco allora che quella che avrebbe potuto sembrare un'apertura è, in realtà, un nuovo fronte di scontro.
Ma la De Micheli, ieri, ha poi ribadito che il governo non ha "mai pensato a una nazionalizzazione" di Autostrade. Un'affermazione che gli addetti ai lavori leggono come una possibile apertura soprattutto se si considera che ieri mattina, secondo indiscrezioni, Mef e Cdp avrebbero scritto ad Atlantia, segno che al di là delle apparenze qualcosa, sotto traccia, si sta muovendo. Voci non confermate parlano addirittura già per oggi di una possibile convocazione tra le parti.
Ma quale potrebbe essere la soluzione sul tavolo? Difficile dirlo con la distanza che resta, e Cassa depositi e prestiti che ribadisce la sua posizione in particolare sulla manleva.
Tuttavia, fonti vicine al dossier ipotizzano che il ritorno in campo dell'idea di una public company composta da soggetti privati di garanzia e con Cdp, o un soggetto statale in minoranza, possa esser l'unica strada per evitare la revoca e il fallimento di Autostrade. Un' ipotesi, questa della revoca, che non conviene a nessuna delle parti in causa.
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