Unicredit, ok alla scalata su Commerz

La Bce dà il via libera per arrivare al 29,9%, ma la Germania rafforza le barricate

Unicredit, ok alla scalata su Commerz
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Unicredit incassa il via libera della Banca centrale europea per salire fino al 29,9% di Commerzbank, ma la campagna di Germania si profila una guerra di trincea dalle mille insidie. Tant'è che Andrea Orcel, il numero uno di Piazza Gae Aulenti, dovrà tirare fuori le sue migliori qualità per aprire una breccia nel muro di Berlino. Il termometro della situazione lo danno non solo le dichiarazioni critiche del cancelliere in pectore Friedrich Merz che preferirebbe costruire un polo tutto tedesco intorno a Commerz, ma anche l'opinione dell'intellighenzia più ascoltata dalle parti della Cdu, il partito perno del nuovo governo che sarà: «Con il progetto dell'unione bancaria incompleto», è l'opinione di Tobias Troeger, professore di diritto commerciale della Goethe University interpellato da Reuters, «la zona euro non è attrezzata per affrontare una crisi delle dimensioni di Unicredit/Commerzbank». Ragione per cui questa operazione sarebbe da evitare: «Capisco le preoccupazioni dei politici contro il consolidamento bancario transfrontaliero europeo prima che il quadro istituzionale sia reso adatto allo scopo», ha concluso Troeger.

Sembrerebbe questo, quindi, l'argomento forte per frenare sull'aggregazione di Unicredit e Commerz senza correre il rischio di essere accusati di sovranismo. Ma potrebbe essere un modo per alzare il prezzo nei confronti di un Orcel che certo dovrà essere molto persuasivo e fornire determinate garanzie per avere una chance. Unicredit questo lo sa e infatti decide di prendersi tutto il tempo che le serve per chiudere le partite aperte in Italia (Banco Bpm) e al tempo stesso congelare il fronte tedesco. Certo un aiuto in questo senso arriverà dalla burocrazia: «Si precisa che sono tuttora pendenti alcuni procedimenti autorizzativi avanti le rispettive autorità competenti, ivi inclusa l'Autorità Federale Tedesca della Concorrenza», spiega Unicredit nel comunicato, «la cui positiva conclusione è necessaria prima che la quota di circa il 18,5% (in aggiunta al 9,5% di azione già in possesso dell'istituto italiano, ndr) detenuta tramite strumenti derivati possa essere convertita in azioni». Quindi niente conversione prima dell'ok dell'autorità competente, che verosimilmente arriverà verso la fine del 2025. «Alla luce di questo», prosegue la nota, «la nostra tempistica originale per decidere se procedere o meno con una potenziale aggregazione si estenderà probabilmente ben oltre la fine del 2025».

Ergo: l'effettiva conversione potrebbe arrivare anche all'inizio del 2026, per avere il tempo di instaurare «un dialogo costruttivo con il nuovo governo della Repubblica Federale di Germania» e non agitare eccessivamente le acque prima che i tempi siano maturi.

Intanto, la notizia del via libera della Bce è stata bene accolta anche tra le fila del governo italiano. «Sono lieto, sono felice», ha detto ieri il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, perché si tratta di «operazioni di mercato, il governo rispetta il mercato e lo guarda con interesse».

Un'ultima battuta, interpellato dai cronisti, il sottosegretario del Mef l'ha dedicata a Generali: «Chiunque compri titoli di Stato ci fa felici», ha osservato Freni in riferimento alle parole del ceo della compagnia, Philippe Donnet, che in occasione dei conti 2024 ha spiegato come Generali stia valutando di aumentare i suoi acquisti in Btp.

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