Sarà un ex ministro del Pd e attuale deputato a presiedere Unicredit nel prossimo triennio, in quello che a tutti gli effetti si preannuncia come una stagione ricca di sfide e di grandi manovre per la seconda banca italiana. Ieri infatti Pier Carlo Padoan, alla guida del Tesoro nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni (sempre a traino Pd), è stato cooptato nel cda del gruppo di Piazza Gae Aulenti quale «miglior candidato per la posizione di presidente per il prossimo mandato (2021-2023)» come recita il comunicato stampa di Unicredit, che specifica come la staffetta sia stata possibile grazie alle dimissioni del board di Elena Zambon.
Va detto che nella rosa di candidati stilata dal cacciatore di teste Spencer Stuart e filtrata sulla stampa non era mai comparso il nome del parlamentare piddino, mentre sembravano correre in pole position le candidature di Lucrezia Reichlin, favorita a quanto si sussurrava dall'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, Ignazio Angeloni, Vittorio Grilli, Domenico Siniscalco, Stefano Micossi e l'attuale vicepresidente della banca Lamberto Andreotti. Per questo motivo gli osservatori si spaccano tra chi ritiene che la nomina di Padoan sia da interpretare come una vittoria di Mustier e chi invece dà una lettura opposta. Tra questi si mormora che l'arrivo di Padoan alla presidenza potrebbe preludere, con il rinnovo del cda in calendario la prossima primavera, all'uscita dello stesso Mustier da Unicredit, che guida da luglio del 2016. Al suo posto, secondo questa tesi, potrebbe arrivare un manager italiano in grado, insieme a Padoan, di traghettare la banca verso una operazione di sistema tricolore. I prossimi mesi saranno cruciali per tessere reti.
Lo stesso Padoan sarà nominato presidente di Unicredit con il rinnovo del cda. «La sua straordinaria esperienza porterà grande beneficio alla banca», ha detto ieri il presidente Cesare Bisoni, a sua volta subentrato a Fabrizio Saccomanni scomparso nell'estate del 2019. «Sono lieto di poter portare le mie competenze in un settore, quello finanziario, di cui conosco bene la complessità a livello globale» ha poi commentato l'ex ministro del Tesoro. Padoan ha poi annunciato «l'intenzione di lasciare» il suo «ruolo di parlamentare italiano». Una scelta che tuttavia potrebbe dover passare dal dibattito e dall'approvazione parlamentare, salvo che le dimissioni avvengano in seguito alla nomina a una carica ritenuta incompatibile. Si vedrà. Finora d'altro canto non era mai avvenuto che un parlamentare e ex ministro del Tesoro fosse chiamato a presiedere una banca e, verosimilmente, a trattare con gli ex colleghi i temi scottanti all'ordine del giorno. Tra recessione, incremento dei crediti insoluti e consolidamento bancario, lo scenario è particolarmente delicato e vede la stessa Unicredit al centro del risiko.
Forse, come si sottolinea in ambienti finanziari, l'aver scelto per la presidenza della seconda banca italiana un parlamentare piddino eletto a Siena, sede del Monte Paschi, non è un caso.
Una figura come quella di Padoan potrebbe favorire la risoluzione del nodo Mps (controllata al 68% dal Tesoro) e sollevare il Mef e la stessa Bce dal problema. Ovviamente solo alle condizioni ottimali per Unicredit che potrebbe coinvolgere nel matrimonio anche il Banco Bpm.
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