Unicredit promette 16 miliardi ai soci. E vola in Borsa: +10,8%

Focus sul digitale e nel 2024 utile oltre i 4,5 miliardi. Orcel: "Le fusioni? Se ci rafforzano"

Unicredit promette 16 miliardi ai soci. E vola in Borsa: +10,8%

Unicredit promette di distribuire 16 miliardi di euro agli azionisti entro il 2024 (di cui 3,7 nel 2022), tra dividendi (per un terzo circa) e piani di riacquisto di azioni proprie, e il titolo prende il volo a Piazza Affari fino a guadagnare 2,7 miliardi, in termini di capitalizzazione, rispetto alla vigilia e a chiudere la seduta in rialzo del 10,8% a 12,8 euro.

Per di più si tratta, come specificato dall'ad Andrea Orcel nel corso della presentazione del nuovo piano industriale, «di una remunerazione in linea con la generazione organica di capitale per ogni rispettivo esercizio di riferimento» e che, conseguentemente, non include il capitale in eccesso del gruppo. Al termine del triennio la banca di Piazza Gae Aulenti punta a generare un miliardo in più in termini di ricavi (che passeranno dai 16 attesi a fine 2021 a 17), a realizzare 1,2 miliardi in più di profitti (dai 3,3 stimati sul 2021 a oltre 4,5) e a ottenere una riduzione di costi di 500 milioni in valore assoluto, attraverso la capitalizzazione del valore rimasto finora inespresso nel gruppo.

Il piano per il triennio 2022-2024 «Unlocked Unicredit» si fonda su integrazioni, economie di scala e sulla trasformazione digitale dell'istituto (a budget sono previsti investimenti per 2,8 miliardi) all'interno di una crescita organica che non include lo shopping. L'M&A non è in assoluto escluso, ma «faremo fusioni solo se ci rafforzano, il capitale in eccesso ce lo consente», ha ribadito ancora una volta Orcel per poi puntualizzare di considerare eventuali acquisizioni solo se strategiche e accrescitive del valore del gruppo. Il Ceo ha glissato sul fallimento delle trattative con Mps. Parlare di una soluzione di sistema «sarebbe prematuro e speculativo», ha tagliato corto.

Entro fine piano, inoltre, sono previste 3.600 assunzioni nette delle quali 2.100 relative al digital e 1.500 al business bancario (1.700 i nuovi ingressi in Italia). Orcel non ha voluto commentare, invece, le voci relative a 3mila ulteriori esuberi a livello di gruppo su base volontaria. Questa parte è demandata al confronto con i sindacati che è iniziato ieri pomeriggio. «Vale sempre il concetto espresso dalle organizzazioni sindacali in tutti i piani industriali: una assunzione ogni due uscite volontarie», ha ribadito Lando Maria Sileoni, segretario nazionale Fabi. «Per la prima volta - ha aggiunto - c'è un vero piano di rilancio del gruppo, un piano di crescita che si basa su ritorni economici solidi e sostenibili con una prospettiva temporale non di corto termine».

Come spiegato dallo stesso Orcel, l'obiettivo della strategia è «portare le nostre 13 banche ad agire come un gruppo pienamente integrato», con una «gestione centralizzata laddove produca valore» e un modello operativo che riporti all'interno le competenze chiave, così da poter realizzare una crescita costante dei ricavi (del 2% circa all'anno), una accelerazione sulla redditività (il Rote è atteso a fine piano al 10%, ben oltre le stime degli analisti, dal 7% previsto sul 2021) e ottenere infine un rapporto tra costi e ricavi al 50% (dall'attuale 56%). A livello di capitale la banca si attende nel 2024 un indice di patrimonializzazione Cet1 del 12,5-13% (dal 13,5-14% stimato sul 2021). Gli obiettivi hanno sorpreso gli analisti che, dopo aver promosso il piano, si stanno affrettando in queste ore a rivedere le stime sul gruppo.

Per Citi «Indiana Jones ha trovato il tesoro», mentre Bnp Paribas titola su «buyback di Babbo Natale e solidi target», persino Kbw che pure solleva alcuni dubbi sui target aggressivi e su un costo del rischio giudicato basso, si chiede: «Babbo Natale sta arrivando?».

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