"La Banca d'Italia è una istituzione seria. Ha fatto il massimo possibile e scongiurato molte crisi". E ancora: "I risparmi degli italiani sono al sicuro". Nella giornata più mediatica il governatore Ignazio Visco, di solito più a suo agio nei consessi internazionali e nella aule universitarie che in tivù, difende la banca centrale e respinge senza appello le voci di stampa di dimissioni offerte e respinte dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Certo, nello studio di Che tempo che fa, Visco ammette di "non aver parlato" con Renzi della sua decisione di affidare all'Anac di Raffaele Cantone l'arbitrato sulle controversie dei bond delle quattro banche. Una mossa che molti analisti hanno letto come uno sgarbo a via Nazionale nonostante oggi Matteo Renzi abbia detto di provare "rispetto" per Bankitalia laddove ad esempio il ministro Padoan aveva confermato per l'istituto centrale piena fiducia. Forse solo interpretazioni capziose di linguaggio.
Il culmine della controffensiva mediatica avviata da Banca d'Italia nei giorni scorsi vede Visco prima rilasciare una lunga intervista a Repubblica e, in serata, partecipare a uno dei programmi più popolari del palinsesto pubblico. Da Fabio Fazio Visco doveva andare a presentare Perché i tempi stanno cambiando. Il libro parla di futuro e cambiamenti imposti dalla tecnologia in un mondo sempre più globalizzato. Ma la cronaca di questi giorni, quella localissima di Arezzo, Ferrara, Chieti e Jesi, ha preso il sopravvento. E così, dagli studi di Che tempo che fa, Visco ha voluto mandare un messaggio chiaro. La Banca d'Italia agisce senza favoritismi e con ispezioni rigorose facendo emergere lei le situazioni di difficoltà, ma secondo poteri e limiti stabiliti dalla legge. Norme che le impediscono di intervenire sulle banche anzitempo.
Su Banca Etruria la lettera inviata ai vertici a fine 2013 era, infatti, "riservata e coperta da segreto d'ufficio". E la Consob, che dal canto suo ha smentito di aver occultato informazioni riservate ai risparmiatori, ne era informata. Ma l'istituto aretino declinò sotto i livelli di capitale nel 2014 non riuscendo e non volendo trovare un partner che la Banca d'Italia aveva detto necessario per salvarsi. Il governatore manda comunque un messaggio al governo: il 2014 è, infatti, l'anno in cui Pier Luigi Boschi, papà del ministro Maria Elena, ho diventato vice presidente dell'istituto. Da qui l'invito a collaborare per vedere come gestire in futuro le crisi bancarie con queste norme europee che, anche se Banca d'Italia aveva provato ad opporsi, sono retroattive e provocano contraccolpi ancora tutti da definire.
L'orizzonte italiano è tutt'altro che limpido.
A diverse banche è stato già chiesto di fare ordine. A preoccupare i tecnici di via Nazionale sono soprattitto i crediti deteriorati. A Repubblica Visco ha posto l'attenzione sulle due venete: Popolare Vicenza e Veneto Banca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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