Edmond Opondo: scuole per battere la povertà

Edmond Opondo Oloo, kenyota di Nairobi, ha fondato la prima scuola in mezzo alle baraccopoli del paese: "I miei primi studenti ora hanno vent'anni, molti lavorano e sono riusciti a uscire dall'inferno delle slum"

Edmond Opondo: scuole 
per battere
la povertà

Milano - Ha gli occhi di chi ha vissuto più della sua età, Edmond Opondo Oloo. Dentro i suoi quarantanni chiude troppi lutti. Nei suoi occhi scorre la sofferenza di un popolo afflitto da fame, corruzione e malattia. “Eravamo dieci fratelli, ora siamo rimasti in tre. Gli altri sette sono tutti morti di Aids”. Il mostro che si divora l’Africa si chiama Hiv. Nei villaggi, nelle metropoli e nelle baraccopoli non c’è una famiglia che non sia stata toccata da questa sciagura. Quella di Edmond è una storia di speranza e volontà. La forza della tenacia e della cultura.

Una scuola tra le macerie
Edmond negli anni Novanta partorisce un’idea semplice, folle e rivoluzionaria. Aprire una scuola negli slum, una distesa infinita di baracche costruite con scarti, lamiere e tutto quello che avanza dal mondo industriale. Fogne a cielo aperto, discariche abusive e un groviglio di umanità disperata. “Qui non ci sono nemmeno le fognature figuriamoci i bagni. Ci sono le flying toilets”. Un concetto che sfugge agli occidentali. Bagni volanti, si potrebbe tradurre con ottimismo, ma il gesto di Edmond non lascia spazio a dubbi: per spiegarsi simula di chiudere un sacchetto immaginario, poi lo ruota vorticosamente in aria mulinando le braccia e, all’acme della forza centrifuga, allarga il palmo chiaro della mano. E tutto è più chiaro. Ecco le Flying toilets. E deflagra in una risata.

Una via d'uscita In questo scenario muove i passi la scuola di Edmond, una struttura che cresce, si sviluppa e forma. Un trampolino di lancio, un salvagente per sopravvivere alle montagne di detriti e spazzatura. Sul volto si allarga un leggero sorriso e poi scompare nelle rughe: “Ho iniziato quasi quindici anni fa, i bambini della mia prima classe ora hanno vent’anni e molti di loro se ne sono andati da Kocho, non abitano più negli slum. La cultura e la conoscenza sono l’unico modo per uscire dalle baracche per questo ho deciso di aprire la prima scuola nel ghetto”. Un progetto che ha sorpassato gli anni, le malattie, le crisi e le turbolenze politiche. "Ora siamo una piccola Svizzera dentro l'inferno, da noi i bambini, quasi tutti orfani, studiano, leggono, mangiano e imparano a prevenire le malattie. L'Hiv prima di tutto", racconta Edmond.

Nel nuovo millenio la sua scuola è cresciuta e ha incontrato Alice for Children, le adozioni a distanza e il volto buono del primo mondo. Ma questo ve lo racconteremo direttamente da Korocho, ghetto disperso nell'inferno di lamiera di Nairobi.

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