Una efficiente rete oncologica per i pazienti di tutto il Lazio

La diagnosi di un tumore è un trauma doppio: per la gravità della malattia e per la confusione che inevitabilmente assale il paziente che non sa a quale struttura rivolgersi per curarsi al meglio. Per risolvere il problema è stata avviata nel Lazio un'iniziativa lodevole e senza precedenti sul territorio nazionale. «Uno sforzo culturale», come la definisce uno dei promotori, Francesco Cognetti, direttore del dipartimento di oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. L'idea è stata quella di creare ventiquattro gruppi, uno per ogni patologia o problema rilevante nel campo delle neoplasie. A ognuno hanno aderito professionalità trasversali, dai chirurghi agli oncologi medici, dai biologi ai radiologi e così via: trecento esperti in tutto, «che hanno definito, in appositi documenti, quali sono i comportamenti clinico-assistenziali che ogni paziente dovrà tenere», spiega Cognetti. «Hanno anche indicato quali sono i requisiti minimi che ogni struttura deve avere per occuparsi di questi malati, sia in termini di apparecchiature che di organizzazione e di know-how».
Per iniziativa della governatrice Renata Polverini il territorio è stato diviso in quattro macroaree e per ciascuna è stato elaborato un collegamento tra centri ospedalieri e universitari. Collegamento che, quando il progetto sarà a regime, potrà essere pure virtuale: i medici saranno cioè in grado di scambiarsi tra loro via internet tutti gli esami e il materiale che riguarda i malati. La proposta, è ovvio, ha bisogno di finanziamenti ed è all'esame degli organismi regionali. Da loro dipende l'attivazione e dunque il funzionamento di un sistema che ha una valenza doppia. «Oltre che garantire le migliori cure possibili - aggiunge Cognetti - può consentire lo sviluppo di programmi di ricerca clinica. Intorno a questo meccanismo si muove un enorme numero di medici e pazienti. Sarebbe sciocco non usarlo per fare ricerca, per tentare di rispondere ai tanti quesiti insoluti dell'oncologia».
Ogni gruppo ha individuato le caratteristiche che un centro deve avere per essere di eccellenza.

Queste strutture superiori, però, non finiranno per affollarsi svuotando le altre: il sistema è stato concepito in modo tale che ogni fase della malattia sia affrontata in modo ottimizzato da chi ha le capacità e gli strumenti per farlo. «Così - precisa Cognetti - anche le strutture periferiche, in base alle competenze, avranno un ruolo. Il paziente sarà preso per mano e avrà prestazioni di alta qualità».

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