Elementari, le famiglie chiedono il tempo pieno

Per le famiglie cresce sempre più alta la richiesta di una scuola (alle elementari in particolare) a tempi lunghi. I dirigenti scolastici stanno trasmettendo in questi giorni al ministero i dati sulle iscrizioni e già l’orientamento sembra chiaro: dei quattro modelli offerti dalla riforma Gelmini, il più gettonato è quello delle 40 ore settimanali. In pratica il tempo pieno, un servizio peraltro che a Milano era pressoché generalizzato, ma anche fuori città la tendenza viene pienamente confermata. L’ufficio scolastico regionale ha già svolto un primo sondaggio su un campione di 30 scuole per provincia. Si scopre così che oltre a Milano le famiglie hanno scelto in maggioranza le 40 ore a Pavia, Lodi e Bergamo. In provincia di Cremona alla pari le scelte di 40 e 30 ore. Prevale, invece, il modello delle 30 ore nelle province di Brescia, Lecco, Mantova, Varese, Como. Sole le famiglie della provincia di Sondrio hanno scelto in maggioranza il modello delle 27 ore. Il modello più leggero, quello delle 24 ore, in pratica cioè con il solo maestro unico prevalente, esce ampiamente minoritario. Finora poche unità per provincia. A Milano e hinterland, ad esempio, sono soltanto 13 i bambini che hanno chiesto di stare sui banchi solo 24 ore settimanali. In attesa che i dati siano definitivi, al ministero si lavora per fronteggiare una situazione imprevista. Per rispondere alla domanda di tempo scuola delle famiglie. Ancora ieri il ministro Maria Stella Gelmini ha ribadito che verrà garantita la richiesta di tempo pieno grazie ai risparmi previsti dai tagli e dall’abolizione delle cosiddette compresenze. E che comunque in ogni modello orario si prevede l’impiego del maestro prevalente. Anche per il tempo pieno? Un interrogativo a cui non è facile rispondere. Rita Frigerio, responsabile della Cisl scuola dice: «Per legge nel tempo pieno sono previsti due docenti». Ma come? Uno «prevalente» e un altro impiegato solo parzialmente magari per assistere gli alunni in mensa e poco più? Si tratterebbe di una soluzione che sconvolgerebbe l’organizzazione didattica attuale e che di conseguenza sarebbe destinata ad essere contestata. Bisognerà comunque aspettare la tabella degli organici che il ministero assegnerà ad ogni regione per poter affrontare anche questa questione. Le scuole dal canto loro continuano a rivendicare il loro potere di organizzare il personale in base all’autonomia scolastica. Intanto l’Ufficio scolastico regionale ha diffuso i dati sugli scrutini del primo quadrimestre nelle superiori. Si sa quindi che i 5 in condotta a Milano e provincia riguardano il 7,6 per cento degli alunni. Soprattutto negli istituti professionali (3,2 per cento), poi negli istituti tecnici (1,7 per cento) e nell’istruzione artistica (1,6 per cento). Poche insufficienze in condotta, invece, nei licei. I più castigati risultano gli studenti di Pavia e Sondrio, con una percentuale di 5 in condotta che supera il 10 per cento degli studenti. La provincia più virtuosa risulta quella di Lecco con una media complessiva di punizioni che riguardano lo 0,4 per cento degli studenti. Quanto alla preparazione dimostrata nel primo quadrimestre la percentuale degli alunni insufficienti è alta.

Soprattutto negli istituti professionali (84,9 per cento) e negli istituti tecnici (81,3 per cento. La percentuale degli insufficienti si abbassa vistosamente nei licei scientifici (68,3 per cento), ma soprattutto nei classici (62,9 per cento).

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