Roma - Elena Sofia Ricci se ne andrà. Questa è l’unica certezza per i milioni di fan che la seguono, da tre stagioni e in attesa della quarta, nella fiction di grande successo targata Canale 5: I Cesaroni. Ma da una località balneare segreta («Non è né Porto Cervo né Sabaudia, meta canonica dei vip e quindi dei fotografi») dov’è in vacanza con le due figlie, l’attrice toscana conferma al Giornale di voler lasciare la fortunata serie. E più che un arrivederci, com’era sembrato in un primo tempo, è proprio un addio.
Cara Elena Sofia Ricci, lo sa che sui blog ci sono già lettere di fan disperati?
«Guardi, io non ho il computer, ma me lo immagino. Ho già ricevuto le critiche di Platinette che mi hanno fatto molto ridere. In una sua rubrica televisiva mi ha dato un affettuoso 5».
Affettuoso, ma pur sempre un’insufficienza.
«Ma no, è perché lei ama I Cesaroni e quindi non ha accettato che io li lasciassi. Mi ha fatto tenerezza».
Bene, ma allora perché ha maturato questa decisione?
«In verità ci pensavo dall’inizio».
Prego?
«Sì, avevo firmato un contratto per tre serie e quindi mi ero già data un limite. Per avere la libertà di prendere le distanze».
Dai «Cesaroni»?
«Loro sono una famigliona incredibile e io sono un tipo monogamo e affezionato. Per questo la scelta è stata molto dolorosa. Potrei tornare solo se ci fossero delle novità strabilianti. Ma dovevo pur pensare alla mia carriera».
Della serie, lasciare all’apice della celebrità per rimanere nel mito, come i Beatles?
«Non mi tocchi i Beatles... Si figuri che mio marito (il musicista Stefano Mainetti, ndr) è stato da poco a incidere nei leggendari studi di Abbey Road a Londra, ha incontrato Paul McCartney e non gli ha chiesto neanche un autografo. Non sa quante gliene ho dette...».
Torniamo ai «Cesaroni»...
«Volevo prendermi del tempo per tornare alle cose che facevo prima. E poi tutta la mia vita è basata sulla fuga dai cliché. Anche nel lavoro non ho mai amato la minestra riscaldata e ho spaziato da Orgoglio a Giovanni Falcone passando per il teatro con Come tu mi vuoi».
Ha visto che anche Giulio Scarpati, dopo aver lasciato «Il medico in famiglia» ora tornerà? Non teme di pentirsi anche lei?
«Sì, può essere. Come diceva il mio psiicanalista, la parola “fine” c’è solo nei film, non nella vita. Comunque, ormai ho un’età per cui mi devo sbrigare a realizzare i miei sogni cinematografici».
Ah, la settima arte...
«Sono stata molto fortunata, ma per anni ho avuto difficoltà a girare film perché c’era un muro che separava chi lavorava in tv e chi al cinema. Ora c’è una nuova generazione di registi molto intelligente che vuole lavorare con gli attori che ama».
Fuori i nomi.
«Non voglio fare torto a nessuno ma, ad esempio nella commedia, abbiamo Fausto Brizzi e Giovanni Veronesi. Per non parlare di Tornatore, Ozpetek...».
Prima stava parlando dei suoi sogni...
«Sono scaramantica e quindi non le dirò nulla, ma certo mi piacerebbe portare al cinema un testo letterario che ho amato».
È da un po’ di tempo che lo dice.
«Lo so. E ora è tutto più difficile per colpa dei tagli statali alla cultura. Ma lo sa che mi sono saltati dei film per cui avevo già i contratti firmati? Ciò nonostante non mi posso certo lamentare perché penso ai tanti giovani - macchinisti, elettricisti... - che hanno perso il lavoro dall’oggi al domani. Terribile».
Intanto ha tradito Amendola con Massimo Ghini con cui ha già girato la miniserie «Gli ultimi del paradiso» per la Rai, storia d’amore tra un’operaia e un camionista.
«È anche un racconto delle morti bianche e di miseria che mi ha ricordato da vicino i miei compagni di borgata quando ho vissuto con mia madre ad Acilia, alla periferia di Roma, dopo che lei, scenografa, aveva lasciato Firenze e la famiglia benestante per rifarsi una vita.
Ha altri rimpianti?
«Ma scherza? Io amo tutto quello che ho fatto. Mi piaccio da morire. Sono contenta di me stessa e addirittura quando mi rivedo in tv mi faccio ridere».
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