Elettromestici, vestiti e scarpe con i soldi del Comune, funzionaria a processo

La donna era responsabile delle casse dell'amministrazione di Cassina De Pecchi. Contestati decine di episodi di peculato, per oltre 165mila euro. Disposto il giudizio immediato

A fare shopping, con i soldi dell'amministrazione. Disposto il giudizio immediato per Enrica Ambrosino, funzionario dirigente del settore Finanze, tributi e personale del Comune di Cassina dè Pecchi arrestata a luglio con l'accusa di peculato e falso per 166mila euro. Si è infatti scoperto che la donna, 61 anni, da un ventennio responsabile delle casse del Comune, nel 2004 ha cominciato a usarle per spese personali sempre più ingenti fino ad arrivare a decidere da sola anche le proprie promozioni. In base a quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, Ambrosino ha cominciato a far pagare al Comune i vestiti e le scarpe, il forno a microonde, le spese condominiali e il canone Rai. Poi via via ha perso la testa e ha usato i soldi pubblici per il pagamento delle tasse universitarie del figlio, il rimborso per un incidente stradale, l'Ici, l'Irpef il bollo dell'auto. E per ben due anni consecutivi, si sarebbe anche «autopromossa», assegnandosi da sola un aumento per la sua produttività di 18 mila euro. Ora i pubblici ministeri Grazia Pradella e Tiziana Siciliano le contestano decine di episodi di peculato per un valore complessivo di 166.869,14 euro. Un reato commesso fino a quando il 20 luglio è stata posta agli arresti domiciliari, attraverso l'emissione di falsi mandati di pagamento per spese personali e firmando indebite false retribuzioni per attività lavorative mai prestate, incassando i soldi a volte tramite assegni circolari, altre con accredito bancario. Interrogata dal gip Simone Luerti in occasione dell'arresto, Ambrosino aveva confessato tutto, seppur sostenendo di aver cominciato ad attingere dalle casse municipali solo due anni fa.

In realtà gli accertamenti sui bilanci di tutte le spese ordinate dalla Ambrosino, hanno fatto emergere irregolarità molto superiori ai 30mila euro inizialmente contestati dalla procura. Ora il gip ha firmato il decreto di giudizio immediato, disponendo il processo per l'8 novembre. Ambrosino ha chiesto di patteggiare, ma senza una garanzia di risarcimento non arriverà il via libera dei pm.

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