Elezioni nella comunità ebraica: 32 candidati per 5 liste

Il 10 giugno il voto che rinnoverà consiglio e giunta. Corrono per vincere la compagine «laica» Ken2.0 e quella più religiosa «Welcomunity». Due candidature individuali. Introdotto il limite di mandati, ne ha fatto le spese il presidente uscente

Dieci giorni al voto. I giochi sono aperti. Scaduto il termine per la presentazione delle liste, la Comunità ebraica di Milano è in piena mobilitazione per le elezioni che rinnoveranno il direttivo chiamato a sua volta a eleggere la giunta (di sei assessori) e il nuovo presidente.
Sono elezioni anticipate, quelle del 10 giugno, provocate dalle dimissioni in massa nel vecchio consiglio: un terzo dei consiglieri nei mesi scorsi ha rimesso il mandato (in seguito alle polemiche legate a una complessa vertenza sul rabbinato), scatenando la durissima reazione del presidente, Roberto Jarach, e inducendo poi la comunità a una riforma statutaria che renderà più stabile e condiviso il governo della Comunità. Si va verso una «grande coalizione», dunque, a quanto pare.
Al contrario di quanto avverrà per l'Unione delle comunità ebraiche italiane, però, a Milano è ancora in vigore il sistema del «panachage», cioè il sistema che consente agli elettori di scegliere i candidati migliori anche se appartenenti a liste diverse. Il Consiglio della Comunità milanese è composto da 19 membri e gli elettori possono esprimere dieci preferenze.
Lo schieramento si è semplificato rispetto alle passate elezioni. Allora erano state sette le liste presentate, per 57 candidati. Oggi sono 32 i candidati, nelle cinque liste in corsa: tre sono composte da dieci candidati, le altre due sono candidature singole. Le liste individuali sono «Am-Im» di Gabrielle Fellus e «Shalom» di Giuseppe Chalom. Con maggiori probabilità di vittoria corrono invece due liste. Da un lato il gruppo dei laici - che fin dal nome si richiama all'obamiano «Yes we can»: «Ken 2.0». Capolista è Daniele Cohen, assessore alla Cultura del Consiglio uscente, ma l'ordine è puramente alfabetico. L'altra lista che corre per vincere è «Welcomunity», compagine erede di «Per Israele». E questa candida a presidente Walker Meghnagi, ex consigliere dimissionario. Infine c'è una lista di outsider, «Com.Unità» guidata dal consigliere uscente, responsabile della Task Force sulla Scuola, Roberto Liscia, candidato presidente.
Nella lista «Ken 2.0» troviamo Daniele Cohen, Claudio Gabbai, Davide Hazan, Stefano Jesurum, Afshin Kaboli, Gad Lazarov, Simone Mortara, Daniele Nahum, Gadi Schonheit, Claudia Terracina. Nella lista Welcomunity sono candidati, oltre a Meghnagi, Daniele Schwarz, Abramo Galante, David Nassimiha, Vanessa Alazraki, Raffaele Besso, Ruben Gorjian, Joseph Menda, Guido Osimo, Raffaele Turiel. «Com.Unità» infine vede schierati Roberto Liscia, Andrea Bardavid, Beniamino Guetta, Roberto Guetta, Ariel Joel Klein, Ruben Pescara, Simone Samari, Simone Sinai, Daniel Sonnino, Rosanna Supino.


Fra le riforme statutarie introdotte, quella (retroattiva) che impone un limite di tre mandati. Ha fatto la sua «vittima» più illustre nel presidente Jarach, che è reduce da un lunghissimo impegno in Consiglio, dove è stato consigliere per oltre 32 anni, vicepresidente per 12 anni e presidente per 6.

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