Enel, pista belga: Conti «studia» Electrabel

Si tratta di 15 velivoli ai quali si aggiungeranno altri 20 in opzione

Paolo Giovanelli

da Milano

Il dossier è sul tavolo. Segretissimo, almeno fino a ieri: Enel guarda a Electrabel, il gruppo elettrico belga controllato dalla francese Suez. Se ne sta occupando un ristretto gruppo di vertice della società guidata da Fulvio Conti, che ha già fatto i primi sondaggi con un serie di consulenti e una banca d’affari. Ci sono contatti avviati con i francesi, azionisti totalitari di Electrabel dopo l’Opa lanciata lo scorso anno, ma stando alle informazioni in possesso del Giornale siamo ancora alle prime battute. Sarebbe proprio l’Opa da 11,2 miliardi sul 49,8% del capitale lanciata nell’autunno 2005 a spiegare i contatti in corso. In molti si erano chiesti il perché, visto che Suez aveva già il controllo della società belga. La risposta potrebbe venire proprio dalla possibilità di avere mani libere nella gestione della controllata: utilizzando quota di Electrabel, Suez ora può stringere alleanze internazionali candidandosi a diventare uno dei pochi gruppi operanti nell’energia destinati a sopravvivere nei prossimi anni. E non a caso ieri Wulf Bernotat, amministratore delegato della tedesca EOn che controlla Ruhrgas e a cascata Thuga (queste due ultime nel gas), ha dichiarato al Financial Times che in Europa rimarranno tre grandi operatori nell’energia: «Alla fine del processo di consolidamento ci sarà un piccolo gruppo di compagnie in grado di giocare un ruolo veramente europeo - ha detto Bernotat - penso che Enel, Edf ed EOn saranno i leader».
La partita che l’Enel si sta giocando in questi anni è tuttavia veramente complessa: ieri Conti ha detto che ritiene di poter chiudere entro marzo con Edf sulla partecipazione al progetto delle nuove centrali nucleari. Ma è un’impresa costosa (e infatti i francesi si stanno associando a partner esteri, cosa che hanno sempre evitato) e che richiede tempi lunghi. In Francia Enel punta anche a Snet, oggi controllata al 65% dalla spagnola Endesa. Conti potrebbe acquistare il 65% detenuto dagli spagnoli, se fosse messo in vendita, oppure il 35% oggi in mano ai francesi. Poi c’è il dossier Slovenske, in Slovacchia: dovrebbe andare finalmente in porto ad aprile, dopo due anni di trattative e dopo che un anno fa era stato dato come quasi fatto. Cambi di governo nel Paese centro-europeo e l’insorgere di tutta una serie di questioni finanziarie hanno dilatato i tempi. Enel si sta muovendo anche in altri Paesi dell’Est Europa (Polonia, Romania, Bulgaria) con alterne vicende. In Spagna punta ai 4.300 Mw di centrali che potrebbero essere messi in vendita se l’Opa di Gas Natural su Endesa andasse a buon fine, cosa su cui ci sono dubbi crescenti. E in ogni caso ieri la notizia di una possibile contro-opa del numero uno tedesco dell’Energia, Rwe, su Endesa ha fatto schizzare ulteriormente il titolo della società madrilena, che registrava una quotazione di un 20% superiore al prezzo di offerta di Gas Natural.
E infine è spuntata Suez-Electrabel: potrebbe essere il «grande slam» di Conti ma, ha detto al Giornale un personaggio vicino alla vicenda, è un dossier «difficilissimo». Come in tutte le partite difficili, la posta in palio è veramente alta: un asse con Suez darebbe alle due società la dimensione e la forza per essere davvero uno dei «tre grandi» previsti da Bernotat. La capitalizzazione di Borsa dell’Enel è di 42,3 miliardi di euro, quella di Suez di 37,8, la sua controllata Electrabel arriva a 22,2: un’alleanza avrebbe senso. E in fondo i possibili grandi alleati, sia per Suez, sia per Enel, in Europa non abbondano. I tedeschi Rwe ed EOn hanno già raggiunto dimensioni tali da incocciare nell’Antitrust Ue se appena fanno una mossa in Europa Occidentale, la francese Edf è leader mondiale.


Tra cash e leverage, Conti dispone almeno di 15 miliardi da mettere sul tavolo per acquisizioni: in Est Europa sta spendendo poco più che gli «spiccioli» (in senso molto relativo), gli resta il grosso che potrebbe essere buttato in un’operazione importante. Come appunto quella con Suez-Electrabel. In questi casi, però, gli affari si fanno certamente sui soldi disponibili, ma soprattutto sulle strategie, sui rapporti di forza e sulla governance.

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