Enel, riassetto verde: affare da 4 miliardi

L’Enel ha deciso che userà anche il vento della Spagna per far navigare più spedita la sua controllata nel settore delle energie rinnovabili verso la quotazione in Borsa dalla quale si aspetta di ricavare qualcosa come 4 miliardi. Capitali che serviranno per finanziare la crescita e, allo stesso tempo, ridurre un indebitamento che ha raggiunto la soglia non trascurabile dei 50 miliardi.
È stato infatti annunciato ieri (dopo che erano uscite alcune indiscrezioni di stampa) che il gruppo guidato da Fulvio Conti sta valutando la possibilità di creare una nuova società per unire le sue forze nel settore delle fonti rinnovabili in Spagna assieme a quelle di Endesa che l’Enel stessa, dopo l’Opa conclusasi lo scorso anno, controlla al 92 per cento. Enel ed Endesa insieme saranno tra i leader mondiali nel campo delle rinnovabili, con una potenza installata da 6.000 Mw: secondo al mondo dietro l’attuale leader assoluto, Iberdrola Renewables.
Nel 1999 l’Enel ha creato Enel Green Power (Egp) alla quale ha conferito tutti i suoi asset verdi, con l’esclusione dell’idroelettrico pesante (le grandi centrali). Egp ha una produzione stimata attorno ai 4.700 megawatt, un fatturato di circa 1,8 miliardi di euro e una redditività straordinaria, grazie anche ai contributi che l’energia pulita riceve da tutti i governi: il suo ebitda nel 2008 è stato vicino al miliardo. La maggior parte della produzione viene dai piccoli impianti idroelettrici (55 per cento), dall’eolico (30), e dalla geotermia (15); minore il peso del solare e delle biomasse. In Spagna il gruppo di Conti è presente nel settore attraverso la Eurfer, una joint venture paritetica con Union Ferrosa (ora controllata dalla francese Gas Natural). In più ci sono le centrali che fanno capo a Endesa: queste ultime non sono molte perché, al momento dell’Opa, Enel accettò di lasciare il grosso del settore green al socio di minoranza di Endesa, la spagnola Acciona.
Comunque, mettendo assieme gli asset di competenza Enel di Eurfer (che verrebbe sciolta) e quelli di Endesa, che verrebbero scorporati, si raggiungerebbe una potenza di circa 700-800 Megawatt prodotti in particolare dall’energia eolica, in Spagna molto più sviluppata che in Italia (ci sono venti forti e soprattutto costanti). Tutti verrebbero conferiti alla nuova società che sarebbe controllata al 60 per cento direttamente da Enel Green Power e per il restante 40 da Endesa. La ragione di questa complessa operazione societaria va cercata in una logica di razionalizzazione e semplificazione industriale, ma soprattutto nell’esigenza di valorizzare al massimo gli asset nel settore delle rinnovabili in vista della quotazione in Borsa di Enel Green Power già annunciata e rinviata solo per la situazione difficile delle piazze finanziarie. Gli analisti e le banche incaricate dall’Enel di studiare l’Ipo hanno stimato che Egp valga circa 12 miliardi di euro. Se ora si aggiungeranno i megawatt prodotti dal vento spagnolo, questa valutazione potrebbe salire anche a 13 (secondo calcoli dell’Enel).
Quindi, collocandone sul mercato circa il 30 per cento, si potrebbero incassare più di 4 miliardi.

Il che darebbe respiro alla società di Conti e avrebbe effetti positivi sul titolo. E questo sarebbe utile a tutti gli azionisti, a partire dalla Cassa depositi e prestiti che, per una decisione dell’Antitrust, deve cedere il 10 per cento che possiede in Enel in quanto è anche azionista di Terna.

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