Enrico e Gerda, gente da Autovelox

Enrico e Gerda, gente da Autovelox

E nrico e Gerda, un martedì da mettere tra le pagine del diario, come il quadrifoglio portafortuna. Oro e bronzo, la ciambella con il buco in mezzo riempie la pancia e il medagliere. Enrico Fabris, il chitarrista metallaro che ha battuto le due Americhe, quella nera e quella bianca, alla voce Shani Davis e Chad Hedrick, Chicago è la nuova provincia di Roana, ditelo a miss Cherie, la mamma bisbetica del puma Davis. Gerda Weissensteiner, la bambina di 37 anni che ha promesso di non presentarsi ai Giochi di Vancouver, mai dire mai, ma in sei Olimpiadi ha fatto di tutto, il suo bronzo è l’ultima pietra preziosa raccolta, correndo dentro il bob (dopo lo slittino), sempre a cento all’ora, dentro un budello di ghiaccio.
Ci vorrebbe l’Autovelox per fotografare le loro imprese, Enrico e Gerda sono l’Italia che va forte senza che le pattuglie della stradale possano alzare la paletta. Semmai in alto i cuori, i cori e i tricolori.

Roana e Collepietra sono i presepi di un nuovo Natale, Fabris ci dice che dobbiamo credere alle favole, Weissensteiner dimostra che gli anni sono un alibi comodo soltanto per i più deboli. La festa è breve. Saliranno sulla loro montagna, andranno in un bosco per ascoltare il silenzio e scoprire in solitudine che cosa è stata davvero quest’Olimpiade.

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