Entra il sosia di Batistuta e la Juventus diventa viola

Osvaldo segna nel recupero ed esulta come il suo vecchio idolo. Trezeguet e Del Piero non pungono. E ora i tifosi rivogliono Moggi

nostro inviato a Torino

Il giochino di parole, i gobbi stesi da Gobbi, era presto fatto. Ma c’è voluto molto di più. C’è voluto l’uomo che ha un appuntamento fisso e, a questo punto, sgradevole per la Signora: tre incontri ravvicinati (due l’anno scorso con il Cesena) e tre gol. Eppoi quel nome, Papa Waigo, che in Senegal sarà comune, ma reca qualche sintomo di megalomania. Da quando è a Firenze, il nostro ha segnato due reti e regalato l’assist per l’ultima di ieri. Media: un gol ogni 50 minuti. Roba da mettere i brividi agli avversari. Anche se il gran finale è stato di quell’altro, che ha un nome da barbiere vecchio stampo (Osvaldo) e le intuizioni di Batistuta, tanto da copiarne perfino il modo di esultare.
A quel punto qualunque scongiuro non ha più trovato effetto e anche gli auguri di Berlusconi sono diventati uno sberleffo alle speranze. Il presidente del Milan aveva incontrato Ranieri nell’albergo della squadra, poche ore prima della partita. Solo una simpatica casualità. «Mi raccomando, vincete anche per noi», aveva chiesto, ben sapendo che il successo della Fiorentina avrebbe complicato pure il futuro del Milan. Ma, probabilmente, non aveva presente il modo di giocare della Juve. E che lo stellone non sempre sta dalla parte della poco eccitante Signora: ieri ci ha provato per un po’, poi non ce l’ha fatta più. E il buon giocare della Fiorentina è stato premiato: interpretazione sofferta, talvolta ingenua, mai lontana dalla voglia di provarci e di destabiizzare avversari e partita.
Quel gol da colpo al cuore finale, è servito per la presa di coscienza popolare. Ovviamente dei tifosi juventini. Dalle tribune pseudonobili, quelle sotto la tribuna stampa, è salito un grido: «Ridateci Moggi». E quelli che lo urlavano non avevano la faccia di chi scherza. Dal campo salivano, invece, le urla di Buffon che se l’è presa con il mondo e con quei pollastri della sua difesa. Dalle tenebre, infine, è salito il ricordo delle maledizioni che inseguono Ranieri: perse qui con la Fiorentina, facendosi rimontare da 2-0 a 3-2. In quindici minuti tre reti della Juve, l’ultima di Del Piero. Qui c’è voluto poco di più per farsi ribaltare e servire alla sua ex squadra una vittoria che mancava da venti anni.
Oggi si sprecano i 5 in pagella. Ieri la Juve sembrava davvero la squadra di Gianduia e dell’ispettore Clouseau (un paio di dirigenti già individuati dalla tifoseria bianconera): idee poche, confuse, mediocrità imbarazzante. Così facendo e così disfacendo, anche la classifica Champions rischia di diventare un sogno. Sissoko ha fatto il numero che riesce una volta nella vita (in carriera ha segnato una sola rete per ogni paese in cui è stato: brutto precedente!) ed ha rimesso in sesto la Juve proprio mentre la Fiorentina poteva già essere sul 2-0, se non avesse avuto difetti di mira e l’animo da fanciullina svagata. Sarà un caso se la gente bianconera è alla seconda sconfitta su tre partite e non vince più?
Match che ha mostrato il bello dei gol (originali e spesso difficili), con protagonisti che hanno scombinato tutte le gerarchie. Osvaldo ha mandato in tilt la difesa bianconera. Papa Waigo è stata l’arma che ha destabilizzato le tranquillità juventine.

Trezeguet, Del Piero e Palladino hanno dormito. Ranieri pure. Ieri i giocatori della Juve si sono chiusi in silenzio. Non solo sul campo. C’eran tempi in cui parlava solo Moggi. I tifosi lo rivogliono. Chi ha perso ieri?

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