Epatite C, insistere nel trattamento

La terapia è efficace quando la carica virale si azzera dopo le prime 12 settimane. Dal 20 maggio lo Stato rimborsa le spese sostenute per i farmaci

Buone notizie riaprono il dibattito sull'epatite C, malattia che colpisce quasi due milioni di italiani, con 1000-1500 nuovi casi ogni anno. La prima riguarda i risultati di uno studio multicentrico internazionale; la seconda la decisione di rimborsare ai pazienti le spese sostenute per curarsi, decisione diventata operativa il 20 maggio. Lo studio cui ci riferiamo si chiama EPIC3, Evaluation of PegIntron in Control of hepatitis C Cirrhosis, e dimostra che la terapia con peginterferone alfa-2b e con ribavirina può essere ripetuta dopo un primo insuccesso. È noto, infatti, che alcuni pazienti non «rispondono» alla cura e sono circa il 50 per cento del totale. Costoro possono essere sottoposti alla stessa cura una seconda volta con alte percentuali di successo.
Al professor Massimo Colombo, cattedratico di gastroenterologia dell'Università di Milano, noto a livello internazionale per i suoi studi sulle epatiti, domandiamo quali sono (o quali devono essere) i criteri di selezione dei pazienti. «Il nostro primo dovere - risponde - è quello di comprendere perché il primo ciclo terapeutico si è concluso con un fallimento. Tra le varie cause prevale quella di un errato dosaggio. C'è anche la possibilità di un'interruzione della terapia per la presenza di effetti collaterali. Infine ci sono coloro che arrivano alla fine della terapia (che dura di solito 48 settimane) apparentemente guariti ma vanno incontro a una recidiva».
Da qui la necessità di decidere caso per caso, in base allo stato di avanzamento della malattia e in base all'età (la tendenza è di non ripetere il trattamento negli ultrasettantenni). I risultati dello studio EPIC3 sono comunque giudicati incoraggianti dal professor Colombo, cui un grande maestro, Nicola Dioguardi, ha trasmesso la passione per le patologie del fegato. «Questa prova d'appello - dice - può salvare molte vite, evitando che l'epatite si trasformi in cirrosi e la cirrosi in carcinoma». Una seconda possibilità, poi, che non graverà sulle tasche dei malati: il Servizio sanitario nazionale ritiene infatti che lo studio EPIC3 abbia dimostrato in maniera convincente i benefici (per il paziente e per le casse della Sanità) associati alla ripetizione della terapia ed ha deliberato di farsi carico dei relativi costi economici. Anche il professor Alfredo Alberti, dell'università di Padova, definisce utilissimo il nuovo trial, che ridà grandi speranze ai portatori dell'HCV e ne permette l'eradicazione anche in seconda battuta. «Lo studio in parola - afferma - ha inoltre evidenziato un altro, importante aspetto: la possibilità di prevedere in modo attendibile l'efficacia della terapia prima della sua conclusione. I malati nei quali la carica virale risulta azzerata già alla dodicesima settimana di trattamento hanno grandi possibilità di ottenere una risposta favorevole alla fine della quarantottesima settimana, e questo è un traguardo rivoluzionario». L'associazione di pazienti EpaC onlus, una delle più attive in Italia, si aspetta molto da questo studio.

Il suo presidente, Ivan Gardini, ha dichiarato: «Ora abbiamo un'arma in più nella dura battaglia contro l'HCV, estendendo la possibilità di guarigione a un maggior numero di pazienti. Inoltre lo studio EPIC3 ha un aspetto psicologico di grande rilievo: dà ai malati la speranza e li spinge a intraprendere un nuovo ciclo terapeutico».

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