Oggi è analizzato nei minimi dettagli. Ma lo stress - spiega Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta - esisteva anche prima, anzi: era quasi peggio.
Siamo così stressati?
«Lo stress è unincapacità, frutto di una fatica inadeguata: il corpo, e la mente, consumano tutte le energie, fino a togliere la lucidità, lobiettività nellaffrontare la realtà quotidiana, lottimismo e la volontà di fare progetti. Anche obiettivi facilmente raggiungibili sembrano impossibili: e il rischio è la malattia, fisica o psichica».
Oggi la macchina umana si consuma di più?
«Gli strumenti scientifici si affinano: prima non si conoscevano neppure gli effetti dello stress. Ma questa incapacità di fissarsi degli obiettivi e, quindi, di trovare soluzioni, esisteva anche prima. Solo che, oggi, siamo in grado di misurarla».
Quindi non è vero che siamo più stressati?
«Oggi siamo in grado di individuare i motivi per cui le persone sono sopraffatte dallansia. E, poi, gli stimoli forniti dalla società spingono molte persone a voler vivere al di sopra delle loro possibilità. Ma, se pensiamo a quello che succedeva nei secoli scorsi, le persone erano molto più affaticate e, non a caso, la vita media era decisamente più breve. I nostri nonni morivano molto prima. Il lavoro durava dodici, tredici ore al giorno, non solo per gli adulti, ma anche per i bambini. Certo, nessuno ne parlava: ma la fatica era enorme, tanto che le persone ne morivano. Le preoccupazioni, sul lavoro, per la famiglia, per il portafoglio, erano le stesse».
Insomma non stiamo peggio dei nostri nonni...
«Anzi. Oggi, la qualità della vita è nettamente migliore: esistono molte più tutele, conoscenze, competenze, difese. Certo, il problema sono i ritmi frenetici, la competizione esasperata, che hanno effetti devastanti.
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