«Era la prof a provocarci»

La lezione a luci rosse nella scuola media: gli studenti scaricano tutte le responsabilità sull’insegnante. Ma lei ripete: «La vittima sono io»

Franco Sala

da Nova Milanese

Per nulla intimoriti dai carabinieri che li hanno interrogati, i ragazzini di Nova Milanese protagonisti della lezione a luci rosse con la professoressa di matematica hanno raccontato la loro versione dei fatti. «La prof – spiega quasi divertito il maggiore dei cinque – ci raccontava che per lei insegnare era un ripiego. La mia vera aspirazione, diceva, era quella d'avere qualche ruolo sugli schermi della televisione o addirittura intraprendere la carriera dell’attrice porno». Viene dipinta, l’insegnante, come una persona che tendeva a intrattenere rapporti confidenziali e intimi con gli alunni. «Con me - pare abbia confermato il quindicenne agli inquirenti -, voleva che insieme insegnassimo ai più giovani come fare bene l’amore».
Le indiscrezioni arrivano a valanga. La scuola a luci rosse suscita la morbosa curiosità di tutti. E mentre l’indagine prosegue a ritmo serrato, come pretende il procuratore capo di Monza, Antonio Pizzi, gli studenti coinvolti nella vicenda, affrontano il caso senza grande apprensione. Sono quasi divertiti. Uno di loro, stando alle notizie che filtrano dalle strette maglie del segreto istruttorio, arriva addirittura a soffermarsi sul fatto che l’insegnante di matematica pretendeva cinquanta euro per le sue «lezioni». «Io non ho mai pagato – replica spocchioso il più grandicello -. Mi bastava un bacio e quello lo avevo senza sborsare una lira». Quindi, stando agli adolescenti la supplente arrivata a Nova da Campobasso parlava anche di denaro. Avrebbe poi anche confidato agli studenti che lei ha fatto l’amore almeno mille volte.
Intanto dal suo rifugio segreto la prof, ancora una volta respinge sdegnata tutte le accuse, che definisce “diffamazioni”. «Fare televisione? Insegnare per passatempo? Affermazioni pazzesche». La donna accusata di corruzione di minorenni e atti sessuali con minori, come emerge dagli atti della procura, continua nella sua strenua lotta per difendersi. «Sono laureata in matematica, fisica e scienze naturali - dice con orgoglio -. Potrei insegnare cinque materie, figuriamoci se pensavo a fare la valletta o l’attrice». Dicono che lei si vantava perché avrebbe fatto sesso almeno un migliaio di volte? «Ma siamo matti? Non ho mai detto niente del genere. I ragazzi ed i giornalisti si stanno inventando di tutto». Si è rifugiata da amici, l’insegante molisana e ripete di non voler andare dietro a tutto quello che viene pubblicato su di lei dai giornali. «Altrimenti rischio davvero d’andare in crisi, di perdere la bussola. Ho paura di piombare in un esaurimento nervoso, invece devo stare tranquilla difendermi con serenità. Ripeto: la parte lesa, in questa storia, sono io».
Le indagini viaggiano comunque spedite e l’inchiesta sarà chiusa rapidamente.

Gli interrogatori procedono senza soluzione di continuità perché conferma il procuratore Antonio Pizzi «si tratta di un fatto che ha destato un forte allarme sociale, e merita d’essere chiarito al più presto». Aggiunge: «Un episodio gravissimo considerato anche dove è accaduto: un luogo deputato all’educazione».

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