Esplosione nella centrale Enel Morto un operaio, altri 3 feriti

Aveva scelto di lavorare la vigilia di Pasqua per guadagnare qualche soldo in più. Ma a casa dai suoi cari non tornerà più. Sergio Capitani, 34 anni, è morto ieri mattina nella centrale Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, dove era impegnato insieme ad altri tre operai, rimasti seriamente intossicati.
Il giovane, originario di Tarquinia, in provincia di Viterbo, è la terza vittima all’interno dell’impianto, inaugurato il 30 luglio 2008. La tragedia è avvenuta poco prima di mezzogiorno. Dipendente di una ditta esterna, la «Guerrucci», l’operaio si trovava a 15 metri d’altezza, insieme a due colleghi e a un assistente dell’Enel, nell’area dei serbatoi dell’ammoniaca, utilizzata per abbassare le emissioni del monossido di azoto che si sviluppano durante il processo produttivo. In base a una prima ricostruzione fatta dai carabinieri, si sarebbe verificata una forte esplosione. La pressione ha spaccato un tubo del diametro di 50-60 centimetri, contenente acqua e ammoniaca per il raffreddamento dell’impianto, che si è abbattuto sull’operaio come fosse un’enorme frusta, colpendolo in pieno e sbalzandolo contro un palo alle sue spalle. Inutili i tentativi di rianimarlo.
Gli altri tre, intossicati per le esalazioni dell’ammoniaca, sono stati immediatamente soccorsi dal personale del presidio medico della centrale. Successivamente trasportati con l’eliambulanza all’ospedale San Paolo di Civitavecchia, sono stati ricoverati per accertamenti. I medici fortunatamente hanno confermato che le loro condizioni non destano preoccupazione: nonostante le esalazioni velenose hanno tutti ripreso le normali attività respiratorie.
Sul posto sono intervenute anche cinque squadre dei vigili del fuoco, che hanno messo in sicurezza l’impianto, mentre la dirigenza di Enel ha aperto un’inchiesta interna. «È una tragedia che ci colpisce, accaduta durante l’esecuzione di un intervento di manutenzione di routine sulla tubazione dell’ammoniaca - ha detto Calogero Sanfilippo, responsabile Enel dell’area carbone -. L’incidente è avvenuto in presenza di tutte le misure di sicurezza previste, alle quali dedichiamo particolare attenzione in ogni parte dell’impianto. Inoltre, tutti gli operai coinvolti indossavano le protezioni individuali. Ora a fare chiarezza dovranno essere le indagini avviate dall’autorità giudiziaria e dall’azienda».
La centrale di Torrevaldaliga in realtà fa paura, perché conta già tre vittime. Il 17 ottobre 2007 morì Michele Cozzolino, 35 anni, metalmeccanico della Ceit, colpito da un tubo precipitato da un ponteggio a 40 metri d’altezza mentre camminava. Il 28 giugno 2008 a perdere la vita fu invece uno slovacco di 24 anni, Ivan Ciffory, che volò da un nastro trasportatore del carbone posizionato a 20 metri da terra. Ieri è toccato a Capitani.
«Bisogna assolutamente fermare le stragi nei cantieri perché non si può morire a 34 anni per guadagnare un pezzo di pane», ha commentato il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola. Proprio per chiedere maggiore sicurezza martedì Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil hanno indetto 8 ore di sciopero con il blocco totale di tutte le attività all’interno della centrale.
Il presidente del Senato Renato Schifani ieri ha espresso cordoglio alla famiglia della vittima.

Solidarietà anche dal neo presidente della Regione Lazio Renata Polverini. «Posso assicurare che così come è stato per la mia vita da sindacalista - ha detto - anche da presidente il mio impegno sarà costante perché queste cose non accadano più».

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